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Nelle mani di De Laurentiis e de Magistris

Sono giornate tristi per me ed è facile che venga inseguito da problemi esistenziali. È passato a miglior vita uno degli amici della mia infanzia a Massa Lubrense – l’unica, a pensarci bene, perché non ricordo casi di una infanzia al quadrato – e, come accade ogni qualvolta il lutto è davvero sentito dalla comunità, tutto il paese, letteralmente tutto, cioè più di quattromila persone, ha partecipato al funerale di Giuseppe Ruocco, Peppe ‘e Sabatiello, uno degli ultimi artigiani capaci di lavorare la pasta di fiordilatte bagnandola nella tina dove l’acqua bolle a più di cento gradi per poi farla diventare una treccia croccante e saporita che sfida tutti i palati del mondo. Peppe era figlio di Sabato e di Maria e la sua famiglia aveva il caseificio nell’intrico magico dei Mulini, a poca distanza dalla mia casa e dall’abitazione di Fabrizia Ramondino che di queste atmosfere ha parlato in un romanzo struggente: Althenopis che è un antichissimo nome di Napoli.

Ora bando alle malinconie e veniamo al quesito iniziale: perché quando sono triste mi vengono pensieri angoscianti? Provo a rispondere partendo dall’ultimo di questi rovelli e poi spero che siate voi a darmi una mano per risolvere il rebus: se, per uno scherzo beffardo, De Laurentiis prendesse le funzioni di De Magistris e il sindaco avesse il piglio del cinepresidente calcistico che ne sarebbe dello stadio San Paolo? Si farebbero i concerti? E con quali garanzie. Ci ho pensato su tutta la notte, mi sono dato decine di risposte, ma alla fine solo una mi è parsa sensata. Ed è questa: anche se i ruoli fossero invertiti staremmo al punto di oggi perché solo a Napoli può capitare la disgrazia di avere il sindaco e il presidente della squadra di calcio attenti più a sembrare che ad essere. Avendo, però, la convinzione di avere scelto la soluzione giusta, quella che non risolve.

Come è possibile, direte voi? È possibile, basta essere molto (troppo) innamorati di se stessi – si chiama narcisismo questo peccato mortale – e basta avere la stessa buona sorte – si chiama bbona ciorta, questa virtù – di cadere sempre in piedi. La situazione non si è modificata neanche dopo che le foto pubblicate, per lodevole iniziativa di Monica Scozzafava, hanno inequivocabilmente dimostrato che l’erba del San Paolo non “sopporta” neanche il trambusto per l’installazione di alcuni cartelloni pubblicitari, ma le certezze di De Magistris non sono state neanche sfiorate dal dubbio di aver imbroccato la strada sbagliata. E sinceramente a questo punto scegliamo di fermarci perché non ci piace parlare al vento.

In questa fase della campagna acquisti, invece, De Laurentiis, dopo aver piazzato due buoni colpi con Reina e Valdifiori, si sta muovendo con discernimento e attende che dalle richieste folli si passi a ipotesi più ragionevoli e a misure di fair play. Anche se sta lavorando ai fianchi, con proposte sempre più incalzanti, gli interlocutori torinesi e udinesi. Che prima o poi dovranno scendere dal piedistallo. In attesa che questo avvenga, Sarri, comunque, continua a predicare saggezza e consiglia alla società di investire un po’, ma proprio un po’, di euro per acquistare dal Bologna il colosso Oikonomou che è un difensore centrale stazza Koulibaly, ma più tecnico. De Laurentiis ha detto subito sì, ma, conoscendolo, il dubbio che lo abbia fatto perché ha storpiato il cognome che da Oikomonou è diventato…Economico. Che ne dite? A me pare convincente, oltre che divertente.
Carlo Franco

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