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Il calcio è in crisi ma nemmeno il rugby si è sentito tanto bene

Il calcio è in crisi ma nemmeno il rugby si è sentito tanto bene

(facciamo un’incursione nel mondo del rugby)

Quella che sta per chiudersi è stata una settimana molto tranquilla: la nazionale italiana si è allenata senza alcun clamore preparandosi al Mondiale inglese di settembre. Questi sette giorni sono però stati preceduti da quella che può essere tranquillamente definita come una delle settimane più brutte della storia recente del rugby italiano. Forse anche un po’ più che recente. Il caso che ha dominato la scena è stato quello di Villabassa, con l’interruzione del ritiro di preparazione al Mondiale dopo una manciata di ore in virtù dello scontro tra FIR e giocatori scatenato dalla vertenza sui premi ma che covava da tempo su temi più “strutturali” come i diritti di immagine, i contratti assicurativi e più in generale una reale inquadratura professionistica del contratto degli atleti.

Ma questo è stato solo quello più eclatante, perché in un ambito di tempo davvero ristretto sono arrivati il pesante ko della nazionale U20 contro l’Argentina al Mondiale Juniores che si è giocato tra Emilia e Lombardia, il quarto in quattro partite in cui gli azzurini – che poi hanno vinto lo spareggio salvezza con Samoa – sono andati bene solo a sprazzi. E lo score degli azzurrini da anni non è certo soddisfacente. Anzi. La notizia che World Rugby con ogni probabilità non darà il finanziamento che la FIR aveva chiesto per “lo sviluppo del rugby” e che avrebbe girato al board del Pro12 per coprire gran parte di quei 5 milioni di euro circa di tassa d’ingresso che a tutt’oggi dobbiamo per ogni quadriennio nel torneo celtico, mettendo in ulteriore difficoltà le casse FIR.

Poi le parole rumorosissime di capitan Parisse, e infine la chiusura della trattativa FIR/giocatori dai contorni ancora non ben definiti.

A ben vedere, chiusura dello scontro con i giocatori a parte, l’unica notizia buona di quella settimana è arrivata dall’annuncio dell’accordo pluriennale con Discovery per i test-match, che però fa il paio con i diritti tv ancora tutti da assegnare per Pro12 ed Eccellenza del prossimo anno e che non si riescono mai a vendere oltre l’orizzonte della singola stagione con incassi per la federazione che praticamente non ci sono. Anzi, nel caso del massimo campionato italiano si chiedono oboli alle società per coprire parte dei costi di produzione. (prosegue su www.onrugby.it)

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