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Juventino, per me sarai sempre Paolo Stoppa di “Uomini o caporali”

Juventino, per me sarai sempre Paolo Stoppa di “Uomini o caporali”

Stamattina (poche ore fa) ho accompagnato mia figlia all’asilo, e mi sono rovinato la giornata.

E fin qui chissenefrega, direte voi. Giusto. E’ un sito per tifosi di calcio (scusate, per malati del Napoli), questo, non un blog per papà più o meno stressati.

Aspettate un attimo. Non vi ho ancora detto perché mi sono intossicato così tanto che manco una impepata di cozze avariate.

I piccoli compagni di classe di mia figlia stavano cantando, quando siamo entrati. E stavano cantando le strofe di una canzonetta insulsa, odiosa, insopportabile.

Si, indovinato. Era l’inno della Juventus (che io detesto a tal punto da aver composto una versione alternativa: Juuuve, storia di un brutto odore, maglia senza colore, tifosi senza onore: provate a canticchiarla, vedete che funziona).

Cosa c’è di strano, magari vivi a Torino e quindi…

No. Io vivo (raro caso di terrone emigrato in direzione ostinata e contraria) in una piccola città del Sud. Niente nomi, per pudore. Non mi va di parlare così male degli assenti.

Dopo aver assistito a questo strazio ed aver raccomandato alla mia piccola di ricordarsi che lei ed io tifiamo Napoli ho avuto un moto di nervi così forte che, mentre tornavo a casa, ho cominciato a pormi delle domande.

Perché io la Juve, proprio, non la sopporto? Perché io, che sono una persona mediamente normale, tendenzialmente sportiva, essenzialmente mite e moderata, quando si tratta di relazionarmi a questa squadra perdo lucidità, senno e ragione e mi viene da indossare caso e guantoni, menando mazzate alla cecata?

I miei amici juventini (ebbene sì, ne ho, e anche molti e persino simpatici) mi dicono che trattasi di invidia, sentimento tipico che prova chi ha vinto poco quando guarda a chi, al contrario, ha vinto tanto.

No, non è così: perché lo stesso acre sentimento non lo provo – tanto per dire – per il Milan, l’Inter e le altre squadre che hanno vinto più di noi (non è poi tanto difficile, purtroppo).

Ho riflettuto a lungo, ed alla fine ho capito.

Io non sopporto la Juventus perché non è solo una squadra di calcio. E’ una categoria dello spirito. Anzi, meglio, è la rappresentazione di una ben precisa tipologia di persona che tutti quanti abbiamo incontrato nella vita, e che purtroppo ancora oggi rischiamo ad ogni piè sospinto di incontrare.

L’opportunista.

Il meridionale, od il figlio di meridionali (perché, sia chiaro, lo juventino torinese è una specie rara) che tifa per una squadra solo perché vince, e perché non ha avuto la fortuna di poter tifare per una squadra che sia espressione della sua terra, della sua storia, dei suoi colori, della sua lingua. Della sua città.

Quello insomma che si allea d’istinto con i più forti, perché così si sente forte a sua volta e traccia un solco con gli altri, con quelli che non vincono.

Ecco perché, di getto, ho pensato a questa invettiva.

Genere letterario antico e nobile, l’invettiva, che consiglio come rimedio e valvola di sfogo alle incazzature come quella di stamattina.

Inizio e, come dice chi sa che parlerà per due giorni, sarò breve.

Juventino, io non ti sopporto. Anzi, meglio, non sopporto ciò che – consciamente od inconsciamente, non mi interessa – tu rappresenti. Magari sei anche una brav’uomo, un ottimo professionista, un padre amorevole e premuroso. Una persona perbene.

Ma in quanto juventino, anche se – sia chiaro – limitatamente al tuo essere juventino, io non ti sopporto. E ora ti spiego perché.

Hai presente quel meraviglioso film di Camillo Mastrocinque, “Siamo uomini o caporali”, con Totò e Paolo Stoppa? Quello in cui il povero Totò viene perseguitato per tutta la sua vita da ingiustizie, soprusi, angherie di ogni genere posti in essere da un’unica categoria di persone (i caporali, appunto), che hanno sempre e comunque la faccia dell’immenso Paolo Stoppa?

Ecco, juventino, per me Paolo Stoppa sei tu.

Tu sei il compagno di scuola che vuole vincere sempre, e che a perdere non ci sta mai (“vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”: hai mai sentito nulla di più antisportivo?).

Tu sei l’amichetto che ti invita a casa sua a giocare a Subbuteo e dopo che gli hai segnato un goal cambia la regola sul fuorigioco e te lo annulla.

Tu sei quello scarso, ma scarso scarso scarso, che viene al campetto a giocare e siccome il pallone lo porta lui si fa la squadra con quelli forti, e quando segna il goal del 10-0 – solo perché quelli forti gli fanno l’elemosina di metterlo davanti alla linea di porta a portiere battuto – fa tutte le mossette, le facce strane ed esaltate come Inzaghi dopo aver segnato (in fuorigioco).  

Tu sei quello che arriva alle feste del liceo, capisce subito chi è il leader, il tipo figo, quello che tutte le ragazze adorano e gli si azzecca a ventosa come fa la remora con i pesci più grossi, ridendo a tutte le sue battute e prendendo in giro gli altri, quelli che non si allineano e restano se stessi.

Tu sei quello che siccome tuo fratello maggiore od il cugino più grande, ovviamente tifosi del Napoli, gli danno sempre le scozzette dietro la nuca, allora decide di tifare Juve perché così si può vendicare.

Tu sei quello che all’università si alliscia il più bravo del corso, lo riempie di complimenti, lo loda, fa in modo di farsi sentire mentre parla bene di lui con gli altri: tutto questo, al solo scopo di farsi passare gli appunti che – ovviamente – ben si guarderà di condividere con i suoi amici. Perché, appunto, vincere sugli altri non è importante eccetera eccetera.

Tu sei quello che pure quando lo sgamano e lo condannano perché ha evaso le tasse per milioni di euro, va in giro dicendo che era tutto un complotto della magistratura e che in fondo, se tutti evadono, lui non ha fatto proprio niente di male a far lo stesso.

Tu sei quello che quando racconta quante donne ha avuto nella sua vita, mente spudoratamente ed invece di dichiarare la verità se ne esce con “formalmente quattro, ma centoventisette sul campo”.

Per tutte queste ragioni, juventino, io non ti sopporto.

Non ho il potere di condannarti a nulla (anche perché, come ti ho detto, tu le condanne le rimastichi e le rigiri come ti pare: senza vergogna).

Posso però fare una cosa.

Avviare una raccolta firme per una proposta di legge ad iniziativa popolare.

Un unico articolo.

Costituisce istigazione a delinquere cantare l’inno della Juventus in luogo pubblico. La pena è raddoppiata in presenza di minori”.

Non potrò cambiare la storia del calcio in Italia, con il forte e l’arrogante che vince sempre (quasi sempre: ti ricordi Doha?), ma almeno metto in salvo mia figlia.

Potete mandare le firme alla redazione de Il Napolista, se vi va.

Mi raccomando, mandatene tante.
Antonio Salvati

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