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Io porto rispetto per i morti dell’Heysel. Chi allo stadio, sabato, pensava ai vulcani, non ne porta

Io porto rispetto per i morti dell’Heysel. Chi allo stadio, sabato, pensava ai vulcani, non ne porta

Non capisco la stupidità, riesco a comprendere addirittura l’ignoranza, qualche volta, ma non capisco la stupidità. Ho parlato molto poco della Juventus, quest’anno, in questa rubrica, mi sembrava ci fosse poco da dire, vinceva e meritava, al di là di tutto. Quando ho parlato della Juventus è stato per gioco, così come un gioco è questa rubrica. Mi viene in mente che anche il calcio è un gioco, ma alla parola “gioco” abbiamo aggiunto nel tempo troppi aggettivi. Gli aggettivi hanno preso possesso di tutto, sovrastato il significato fino a che il gioco ce lo siamo dimenticati. L’essenza torna, ogni tanto, e torna quando in campo succede qualcosa di straordinario, qualcosa di inconsueto, qualcosa che a che fare con la magia e l’imprevedibilità, qualcosa che noi conosciamo molto bene. L’imprevisto è anche brutto, come un gol subito nei minuti di recupero, un gol sbagliato a porta vuota. La sconfitta quando pensi di aver già vinto. A noi piace il gioco del calcio, ma ce ne dimentichiamo spesso. Succede che si siede in tribuna per festeggiare un trionfo, in realtà se ne dimentichi perché troppo occupato a offendere l’avversario di turno, non l’avversario sul campo, attenzione, non il fischio o l’insulto all’attaccante avversario, no. Ci si siede in tribuna, e qui vengo alla stupidità, e non si festeggia, o meglio, si gode offendendo altre persone, un’altra città, ricordando una tragedia, quella del colera. Pensavo alla bellezza di Napoli e alla bellezza di Torino e poi pensavo che sarebbe troppo per quella gente arrivare a comprendere la bellezza e la diversità, è molto più comodo insultare e insultare stando in gruppo, il coraggio dell’impunità, come diventiamo temerari tra la folla e sotto una bandiera. La stupidità e l’ignoranza.

Io me lo ricordo il 29 maggio del 1985, avevo appena compiuto 14 anni e non mi perdevo una partita. Mi ricordo quella tragedia e mi ricordo d’aver pianto, anche il giorno successivo quando dopo lo sgomento è arrivato l’orrore di aver compreso. Io porto rispetto per quei morti, chi allo stadio, sabato, pensava ai vulcani, non ne porta, non lo conosce, non sa cosa sia. Lo stupido non sa festeggiare, l’ignorante non ha rispetto per la storia, perché non la conosce. Chi siede in tribuna, spesso, è entrambe le cose. Anche oggi non mi sono occupato di Juventus, alla squadra di calcio, quella che pratica il gioco faccio i complimenti, eccetto a Bonucci lota, scusatemi sono diventato un attimo ignorante.

Sono molto deluso dal Napoli, lo erano anche i cornetti di questi giorni, ieri era il mio compleanno e francamente scrivere di quanto siamo stati chiavica mi sarebbe costata troppa fatica. Avremmo dovuto giocare alla morte e invece abbiamo provato a sopravvivere, è andata male.

Calciare dagli undici metri non è poi così difficile. Questa è una delle cose da tenere a mente l’anno prossimo a prescindere da chi saranno i calciatori e da chi sarà l’allenatore.

Note a margine:

–   Britos ha scelto il giorno sbagliato per fare Zidane, e anche il modo

–   Napoli è una città strana, sopravvive a tutto e a volte si dimentica come si gioisce, ci piace il tormento

–   La torta del mio compleanno l’ho dedicata a me, non mi pareva che qualcuno dei nostri meritasse lo sforzo.
Gianni Montieri

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