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Il Napoli dà un senso di perenne instabilità e precarietà modello sampietrini di via Marina altezza varco Pisacane

Il Napoli dà un senso di perenne instabilità e precarietà modello sampietrini di via Marina altezza varco Pisacane

Inutile nascondere la polvere dei sogni d’inizio stagione sotto il tappeto di un vergognoso silenzio stampa, tutto il tifoso si sarebbe teoricamente potuto aspettare, tranne che un manipolo di sanfedisti strapagati e mal allenati dal sedicente santone iberico lo costringesse, al termine dell’ennesima stagione in sordina, addirittura a parteggiare per i poco stimati romani giallorossi, nel derby feriale della vergogna di Tavecchio e del suo cospicuo stuolo di briganti, cornuti e lacché. Perché, al netto dello sterminato corredo di favori e sviste arbitrali che la accompagnano da oltre un secolo, la Rubentus di quest’anno ha dimostrato davvero di essere squadra cinica e quadrata, orchestrata alla perfezione da un allenatore su cui nessuno, a inizio stagione, avrebbe scommesso un centesimo, e che invece rischia seriamente di iscriversi all’esclusivo club dei tripletisti, se a Berlino dovesse centrare la storica impresa di mettere la museruola a Messi e compagnia bella.

E così, mentre il tifoso si sarebbe aspettato la prestazione dell’orgoglio e del riscatto, dinanzi all’avversario di sempre, quello andato in scena allo Stadium altro non è che lo stanco canovaccio di un copione che ci viene riproposto da tanti, troppi anni – un po’ come lo zappatore del grande Mario Merola sulle frequenze di Tele Akery – squadra abulica e inspiegabilmente rassegnata già da sotto il tunnel degli spogliatoi e avversari che teoricamente dovrebbero sedersi a tavola con la pancia già piena, e che invece finiscono sempre col banchettare sui resti di bidoni spacciati per campioni dallo strillone in cascmir e doppiopetto.

Spettacolo dunque indecoroso e umiliante, quello in cui i carneadi Pereyra, Coman e Sturaro si ritagliano la loro serata di gloria ben supportati dal disarmante Albiol che probabilmente anche alla Boys Caivanese farebbe fatica a trovare spazio, degna metafora di una difesa che, da teorico punto di forza, si è trasformata nella Riviera di Chiaia delle ambizioni e dei sogni sbandierati al tifoso in piena estate.

Follia di Britos a parte, allora (anche se aspettiamo i risultati della scatola nera di Morata), è davvero inutile commentare una prestazione indecorosa sotto tutti i punti di vista, ivi compreso il rigore sparacchiato tra le mani del portiere e solo fortunosamente replicato in rete per l’illusorio impatto azzurro, squadra sempre in difficoltà e a disagio sia sulle palle alte che su quelle basse, un senso perenne di instabilità e precarietà modello sampietrini di via Marina altezza varco Pisacane. La colpa, però, a pensarci bene è anche e soprattutto dello stesso tifoso, che per il troppo amore si era illuso ancora una volta della bontà del progetto, un po’ come sedersi da ‘o Munaciello a piazza del Gesù e sperare di mangiare una vera pizza napoletana. Adesso che però sulla ruota di Roma tira aria di X, forse nemmeno a lui potranno più spacciarsi per vere le labbra della bella Cinzia Profita. Il trucco è svelato, dal prossimo anno mago Zurlì si inventi un’altra magia.
Otto Tifoso

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