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Ho fatto dieci sogni. Nel primo c’era Britos, gli facevo i complimenti. Nell’ultimo ero con Benitez e Maradona

Ho fatto dieci sogni. Nel primo c’era Britos, gli facevo i complimenti. Nell’ultimo ero con Benitez e Maradona

Alcuni sogni che ho fatto. 

Primo sogno Ho sognato che Britos, difensore centrale del Napoli, all’occorrenza impiegato come terzino sinistro, o alla griglia, dopo la famosa volta in cui ebbe a fare una grande partita, ne disputava poi una serie di partite, molto buone. L’ho sognato sopra la sufficienza, sopra la media, sopra Posillipo a prenderci un caffè, offrivo io e gli dicevo: «Bravo, difensore centrale e, all’occorrenza, di fascia, bravo».

Secondo sogno

Ho sognato Zuniga, era un brutto sogno. Nel sogno non si disputavano quasi mai incontri di calcio. Le rare volte in cui il Napoli giocava, era costretto a farlo con l’uomo in meno. Tra gli undici in formazione c’era Zuniga, si giocava in dieci. Ho sognato che il bar, quello piccolo, della stazione di Venezia non aprisse al mattino. I gestori (quindi Zuniga) ritenevano le sei un orario infelice. Ho sognato di quel bar il fallimento, il famoso fallimento a scomparsa.

Terzo sogno

Ho sognato che Gonzalo Higuain, quel centravanti scarsissimo che ci ritroviamo, segnasse il cinquantesimo gol con la maglia del Napoli, a seconda stagione ancora in corso, con meno di cento partite disputate. La media gol fatela voi, poi aggiungete gli assist, poi non svegliatemi. Ho sognato che il quarantanovesimo dei cinquanta gol di quel centravanti da niente fosse bellissimo. Ho sognato il San Paolo pieno regalargli il giusto tributo. Lo stadio pieno restava una cosa da sogno.

Quarto Sogno

Ho sognato Mario Benedetti ed Eduardo Galeano, i due grandi scrittori uruguaiani che mi chiamavano via Skype. Mi domandavano di Cavani e io rispondevo: «Chi?»; poi, sorridendo, mi domandavano di Britos, e io, sempre sorridendo, rispondevo che avrei mandato una ventina di cartelle. A quel punto Mario Benedetti, in napoletano, rispondeva: «E c’avimma fa’ ‘a tumbulella?» Galeano mi guardava dalla videocamera e diceva: «Uagliò, dì la verità tu pure avresti voluto fare il calciatore?». Nel sogno chiudevo la comunicazione, non era più cosa.

Quinto sogno

Ho sognato Zeman, mi chiedeva una sigaretta, ma io non fumo. Lui mi diceva: «Vabbè, allora a presto.». A presto.

Sesto sogno

Ho sognato una squadra contro la quale Quagliarella potesse esultare, ma poi riflettendo, nel sogno, mi dicevo: «Ma che me ne fotte?». 

Settimo sogno

Ho sognato Lorenzo Insigne, ma che bel sogno. L’ho sognato piangere dopo un gol, perché nel sogno ritornava a segnare dopo l’infortunio. Segnava un gol alla sua maniera e veniva giù lo stadio, che veniva subito ricostruito. Uno stadio giovane e bello. Ho sognato Hamsik che entrava a partita in corso, a cresta alta, e si posizionava subito venti metri dietro la linea di porta, poi arretrava ancora, si posizionava all’ingresso della Mostra d’Oltremare, e da lì, con scatti lunghi una decina di minuti, si inseriva alla sua maniera.

Ottavo sogno

Ho sognato Mihailovic, faceva il parcheggiatore a via Marina, gli dicevo che Pirlo gli avrebbe tolto il record dei calci di punizione. Arrivava Gabbiadini, gli dava un euro e riprendeva la propria auto. Gabbiadini non gli diceva niente.

Nono sogno

Ho sognato di entrare, per una volta, allo stadio, qualsiasi stadio, senza che nessun poliziotto, o sorvegliante, mi facesse levare il tappo di plastica dalla bottiglietta (che poi te la devi bere subito). Era un mondo migliore.

Decimo sogno

Ho sognato di mangiare la pizza a Giugliano. Eravamo io Maradona e Benitez. Era il 30 ottobre 2015, il compleanno di Diego. Maradona ci raccontava di alcuni sui gol, di quando era ancora ragazzino, cose che non si trovavano nemmeno su youtube. Rafa e io ascoltavamo incantati. Noi due prendevamo una margherita, Maradona un calzone. Tutti e tre una marea di zeppole. Poi Rafa diceva: «Uagliù si è fatto tardi, me ne torno a Castelvolturno, domani mattina c’è l’allenamento». Io e Maradona ci alzavamo in piedi e dicevamo: «Buonanotte Mister».

Note a margine:

–        Queste non le ho sognate.

Gianni Montieri

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