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La bufala mediatica di Genny ’a carogna (e non solo) è figlia del luogo comune. Perciò è grave la “battuta” della Littizzetto sui napoletani

La bufala mediatica di Genny ’a carogna (e non solo) è figlia del luogo comune. Perciò è grave la “battuta” della Littizzetto sui napoletani

Raramente, per non dire mai, il Napolista si è trovato a dover fronteggiare l’accusa di vittimismo. Il Napolista in genere è sotto attacco per una certa alterità (l’accusa più comune è di snobismo) nei confronti dei napoletani. Con l’obiettivo di sfotticchiarci, quel buontempone di Rosario Dello Iacovo ha messo su un sito e una pagina facebook intitolati Il Napulegno. E taciamo sul cospicuo numero di commenti che si trovano in rete riferiti implicitamente a noi. Perché il Napolista è fondamentalmente tacciato di essere contro Napoli. Prova in ogni modo a sfatare il luogo comune che siamo il popolo più buono e bello del mondo, così come siamo la tifoseria più calda del pianeta. E, tra travasi di bile, racconta che i freddi tedeschi di Dortmund (e giovedì anche quelli di Wolfsburg) ci hanno impartito lezioni su come si sostenga la propria squadra nei momenti di difficoltà. Quando stai vincendo tre a zero sono bravi tutti.

La premessa – per forza di cose breve – si è resa obbligatoria perché in queste ore in tanti sono giunti probabilmente per la prima volta sul nostro sito. E ci sono arrivati dopo la pubblicazione della notizia della battuta di Luciana Littizzetto a Che tempo che fa. Su Facebook, soprattutto una signora, napoletana che vive a Milano (non la cito perché non so se le fa piacere) ha educatamente e fermamente contestato le righe scritte (l’ultima versione include anche la sua contrarietà) e le sue parole hanno raccolto consenso. In soldoni l’accusa è di non aver compreso la battuta, non aver compreso che l’intento della Littizzetto era proprio smontare i pregiudizi controNapoli e che la nostra reazione avrebbe contribuito solo ad aizzare gli animi di per sé già agitati.

Ma che ha detto la Littizzetto? In una gag che in teoria avrebbe dovuto smontare i luoghi comuni, la Littizzetto prima cita i tedeschi, presunti rigorosi, che non hanno effettuato tutti i controlli dovuti ai loro piloti, e poi è passata agli olandesi ricordando la barcaccia del Bernini distrutta a piazza Navona: “Mica sono stati i napoletani, sono stati i civilissimi olandesi”. Quindi, questo la conclusione cui saremmo dovuti giungere, spesso i pregiudizi ci traggono in inganno. (La performance la trovate qui, comincia   poco prima del minuto otto)

L’articoletto del Napolista prendeva spunto da una considerazione sui social di Gianluca Abate, giornalista del Corriere del Mezzogiorno. Alle sue opposizioni, la risposta è stata: ma si chiama luogo comune proprio perché è comune, proprio perché racchiude l’immaginario di tanti italiani. Ed è contro questo che si è scagliata la Littizzetto.

Un po’ come se io, per scardinare un atavico pregiudizio nei confronti degli ebrei, raccontassi di uno spilorcio e dicessi: “Credevate che fosse un ebreo o, peggio, un rabbino, e invece era uno spagnolo”. A me, francamente, non sembra una considerazione che smonta i pregiudizi. Il luogo comune è una formula fissa, è un numero di Avogadro, è una risultante che dà sempre lo stesso risultato: 6,02 per dieci alle ventitré. Il luogo comune è quella formula che – a prescindere – porta a presumere che un intero treno sia stato devastato dai napoletani in trasferta a Roma. L’immaginario resiste anche alle conclusioni della giustizia. È ben più forte di una sentenza. Il luogo comune se ne fotte che a Roma dieci mesi fa è stato un romano a sparare e a uccidere un napoletano. Il luogo comune è quella formuletta per cui il 6,02 per dieci alle ventitré si incarna in Genny ’a carogna. Ancora oggi, probabilmente, la gran parte degli italiani è convinta che sia stato lui a uccidere qualcuno il 3 maggio a Roma.

Il luogo comune fa sì che in una settimana in cui a Cagliari i giocatori vengono presi a schiaffi dagli ultrà, a Varese devastano lo stadio perché la squadra sta retrocedendo, a Roma i tifosi contestano il presidente con lo striscione “Pallotta maiale” solo perché il numero uno della società giallorossa non ha presentato ricorso contro la squalifica della Curva Sud in seguito all’esposizione di striscioni disgustosi nei confronti dellamadre di Ciro Esposito (a proposito, è lui il ragazzo ucciso in seguito alle ferite riportate quella sera a Roma). In una settimana come questa, dunque, il luogo comune impone a Luciana Littizzetto di utilizzare i napoletani come stereotipato termine di paragone NEGATIVO quando si parla di teppismo.

Francamente – e, ripeto, non sono un loro difensore, non sono mammolette ma bisogna anche stare ai fatti – non ricordo un recente episodio che ha visto i tifosi del Napoli protagonisti di un episodio grave di teppismo da stadio. Devo tornare all’anno dello scudetto della Roma, con la guerriglia civile all’esterno del San Paolo. E allora, mi domando, perché la Littizzetto usa Napoli come termine di paragone? E, soprattutto, come mai a qualcuno tutto questo non infastidisce? È da quel luogo comune che discende la bufala mediatica su Genny ’a carogna. Bisogna scegliere: se si accetta la Littizzetto, non ci si può poi indignare perché l’Italia intera getta in pasto ai media Genny e i napoletani e dimentica sia che per terra c’è un ragazzo di Scampia sia di cercare chi è l’assassino e chi lo ha protetto. Questo è il luogo comune e queste sono le sue conseguenze. 

Il luogo comune è quella cosa per cui quando viviamo fuori chi pretende di farci un complimento ci sbatte in faccia quel ghigno del cazzo e dice: “Ma non sembri napoletano”. Poi, a questo punto, ciascuno reagisce come crede. Magari in tanti dicono persino “grazie”. Il luogo comune è quella formuletta per cui i napoletani sono camorristi, assassini, barbari, truffatori, scansafatiche, incolti. E potremmo proseguire a lungo. Del resto, non vi siete mai chiesti qual è l’immagine di Napoli che viene offerta? Non vi siete mai chiesti come mai, per restare al calcio, vengono spesso intervistate persone che parlano solo in dialetto? È il motivo per cui la signora Antonella Leardi e la famiglia Esposito hanno profondamente spiazzato l’Italia: ma come, vengono da Scampia e parlano in italiano? E allora quello che vediamo in tv? (E tralascio tutto quel che subiamo negli stadi, da sempre, relegati al rango di sfottò)

Detto questo, nella vita ciascuno reagisce come crede. Però, se vi sta bene la Littizzetto, poi tenetevi tutto il resto. Perché ne è solo una logica conseguenza. A meno che, invece, non preferiate strepitare per avere il funerale di un cantante o il metodo mazza e panella per la vostra squadra del cuore e allora sì che non la fate buona a nessuno.   

La battuta della Littizzetto è grave, tremendamente a sfondo razzista, permeata di razzismo e pregiudizio. E se non lo capite, è giusto che vi trattino così.
Massimiliano Gallo

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