ilNapolista

Il tifoso offre passione ma esige rispetto. Caro torero, dici di essere vincente ma non è vero

Il tifoso offre passione ma esige rispetto. Caro torero, dici di essere vincente ma non è vero

Inutile nasconderlo: brutta, brutta sconfitta quella di ieri sera, naturale epilogo di una brutta, davvero brutta prestazione da parte di un brutto, brutto Napoli, a cui non basta di certo il fondotinta di un secondo tempo appena dignitoso per mascherare le rughe di lunghe apatie e di inaccettabili amnesie difensive sciorinate nella prevedibilmente infuocata arena del vecchio toro granata. Una corrida già vista, si dirà, con il brutto anatroccolo azzurro che fallisce, come da copione, l’ennesimo esame di maturità per spiccare finalmente il volo da cigno verso il secondo posto e difendersi, attenzione attenzione, dall’assalto delle dirette inseguitrici all’agognato spareggio agostano per il paradiso.

Ma il tifoso, in quanto tale, vive illudendosi di poter finalmente fare pace col proprio divano nel sacro rito del posticipo domenicale, pregustando il piacere del primo caffé della settimana al bar con i colleghi, con gaudio e soddisfazione per una squadra matura, capace di replicare l’autorevolezza mostrata in Europa anche nei confini nazionali. Pia illusione, purtroppo, destinata a trasformarsi in bruciante delusione per chi aveva ingenuamente creduto che il torero in panchina avesse alfine trovato il bandolo della matassa nella indecifrabile stagione azzurra, preservando le coronarie del tifoso dai trigliceridi di formazioni incomprensibili, approcci alla partita sbagliati e sostituzioni tardive. Perché in fondo non bisogna essere laureati in Risiko per capire che un Pipita stralunato da jet-lag Posillipo/BuenosAires ben poco avrebbe combinato al cospetto della arcigna difesa valdostana, mentre la fame terzomondista di gol del sempre più convincente Zapata veniva sprecata in panchina, rendendo a questo punto necessario un decreto legge d’urgenza per il blocco del turnover beniteziano. Inutile quindi soffermarsi sullo scandaloso ingresso tardivo del Gabbia, unico a rendersi veramente pericoloso dalle parti di Padelli, mentre al tifoso mesti tornavano i ricordi delle dolci primavere a Fuorigrotta dei tempi d’oro, quando dopo la partita si andava all’Edenlandia ad imitare i propri beniamini, sfidandosi a prendere il toro per le corna, proprio accanto al labirinto degli specchi. Con un avversario gagliardo ma comunque stanco per l’impresa del san memé, onestamente, si poteva e doveva fare molto di più che aspettare per settanta minuti di essere infilzati da uno sconosciuto ragazzo della via Glick prima di simulare una sterile – e comunque tardiva – reazione. Caro torero, non basta il sombrero, dici di essere vincente ma non è vero. In un campionato oramai falsato da squadre in bancarotta il tifoso, nonostante tutto, offre passione ma esige rispetto. Questa lega di serie A è una vergogna, lo sapevamo, ma noi crediamo ancora alla cicogna e corriamo da mammà.
Otto Tifoso

ilnapolista © riproduzione riservata