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Quella volta che Britos fece una grande partita

Quella volta che Britos fece una grande partita

Quella volta che Britos fece una grande partita a Roma venne giù una roba da diluvio. Era marzo, a Roma, quella volta che Britos fece una grande partita. Le aquile di quella squadra che giocava contro il Napoli, quella volta che Britos fece una grande partita, rimasero a mezz’aria, i tifosi, presenti all’Olimpico, intonarono cori contro i napoletani, credendo di fare una novità, ingenui. L’unica novità fu che Britos fece una grande partita. Quella volta che Britos fece una grande partita Marco Tardelli si accorse di tifare Lazio, e non fece nulla per nasconderlo, ma Britos decise di fottersene e disse: «Fanculo Tardelli, questa è la sera in cui sto facendo una grande partita.»

«Bellissimo tackle di Britos», sentimmo dire in telecronaca, tutti mettemmo la partita in pausa, e ci telefonammo come dopo la fine di una guerra, di un terremoto. Amici che non si sentivano da anni si dichiararono la comune nostalgia, organizzarono pizzate, gite a Roccaraso. Genitori si chiarirono con i propri figli. Timidi innamorati fecero un passo avanti, ma furono stoppati con frasi delicate, del tipo: «Liev’ ‘e man’ ‘a cuoll’». Tutti, in cucina, in salotto, accesero una candela, fosse pure dell’Ikea, in direzione Pompei e, sorridendo, ringraziarono ‘a maronn’. Tutto questo accadde dopo il tackle di Britos, quella volta che Britos fece una grande partita. Schiacciammo di nuovo play e Britos riprese a giocare da Dio, tutti gli altri ripresero normalmente. I tifosi di quella squadra lì ripresero a intonare coretti. Quella volta che Britos fece una grande partita il Vesuvio si dichiarò disponibile a girarsi, al primo colpo di vento, in direzione Roma e a dispensare un po’ di lava sulla capitale. «Se ci laviamo tutti insieme è meglio», aggiunse l’amato vulcano, proprio mentre Britos anticipava qualcuno di testa, con uno stacco imperioso, che a Roma divenne subito imperiale.

Quella volta che Britos fece una grande partita era il compleanno di Lucio Dalla e a tutti parve di sentire “È la sera dei miracoli fai attenzione, qualcuno…in uno stadio di Roma sta facenn’ ‘o partetone”. Scusa Lucio, ma parliamo della volta in cui Britos fece una grande partita.

Quella volta in cui Britos fece una grande partita fu ammonito. Perché la grandezza sta pure nell’avvertimento. Quando si fa una partita mitologica vanno bene la pioggia, i falli, l’impeto, le ammonizioni. Ci voleva un po’ di sangue sulla maglietta tipo Butcher di qualche anno fa, ma il sangue sulla maglietta copre gli sponsor, non va bene. Quella volta in cui Britos fece una grande partita si infortunò e venne sostituito. Allo stadio, a casa, su Twitter ci commuovemmo perché quella volta Britos meritava di arrivare al fischio finale. Tutti applaudimmo, eccetto i tifosi – presenti allo stadio – di quell’altra squadra che intonarono altri coretti. Il Vesuvio e il Colera scrissero una canzone: «Jatevenn’ affancul’». Canzone dal ritmo magmatico, destinata al successo.

Quella volta in cui Britos fece una grande partita la Rai sembrava Sky, Tardelli parev’ nu scem’ (o Massimo Mauro, è uguale), ma nulla impedì a Britos di fare una grande partita, quella volta. A ogni suo anticipo dimenticavamo ogni cosa, da veri tifosi. Dimenticammo la furnacella, bisognava trovare un cuoco nuovo per Castelvolturno. Tutti ci voltammo verso Mesto.

Quella volta in cui Britos fece una grande partita si mise a piovere ovunque, e in molte zone della nazione, prese a spirare un vento terrificante, tranne a Milano dove avevano già montato il cielo Expo. Quella volta in cui Britos fece una grande partita capimmo che le nostre vite sarebbero state per sempre migliori. Domani sarebbe stato – davvero – un altro giorno. Subito Cormac McCarthy riscrisse La strada, i sopravvissuti non sarebbero più stati il padre e il bambino, ma Britos e Rossella O’Hara. Licola, disegnata, in fondo alla strada, vicina a El Paso e lì si sarebbe celebrato il loro matrimonio, quella volta. Capolavoro.

Quella volta in cui Britos fece una grande partita tutto fu riscritto e i Testimoni di Geova promisero di non citofonare mai più. Quella volta in cui Britos fece una grande partita gli telefonammo per fargli i complimenti, ma Britos (proprio quella volta) disse: «Tengo da fare, vi passo il mio segretario.» Era Zuniga.
Gianni Montieri

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