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Monosillabi, arbitri e cattivo rapporto con Sky: il nemico Mourinho combatte la stessa battaglia di Benitez

Monosillabi, arbitri e cattivo rapporto con Sky: il nemico Mourinho combatte la stessa battaglia di Benitez

Il tasso di polemica calcistica e arbitrale presente nei media ha abbondantemente superato il livello di guardia. Quasi ogni settimana si discute per giorni di un rigore non assegnato, un fuorigioco inesistente o di un cartellino mancato. Le televisioni si avvalgono di ex arbitri per analizzare ogni singolo fotogramma, e a far da contorno sedicenti opinionisti che si sfidano a singolar tenzone in punta di regolamento. Infine i giornali sportivi del Lunedì dedicano un’intera paginata alla moviola e alle dispute scatenate nel post-partita.

È un brusio sterile con finalità di autocompiacimento. Un teatrone che trascina stancamente i suoi riti e i suoi commedianti. Queste diatribe, arbitrali e televisive, generano audience consentendo alle trasmissioni di campare di rendita per giorni, alimentando polemiche. È di questa indigeribile poltiglia che si nutre l’opinionismo, malattia senile del giornalismo, capace, tra l’altro, di solleticare i peggiori istinti distruttivi che s’impossessano di un tifoso dopo una sconfitta.

La maturità e l’autonomia della tifoseria si misura anche nella capacità di essere impermeabili alle provocazioni del commentatore di turno.

Benitez domenica era visibilmente nervoso e deluso per la sconfitta, poteva sottrarsi alle interviste e mandare Bigon. Ci ha messo la faccia, come sempre. Al netto dei titoli di giornale, non ha mai fatto riferimento diretto all’arbitro, ci ha pensato Massimo Mauro che ha aggiunto: “Benitez risponde in modo monosillabico e credo che questo sia anche un problema per il Napoli perché non può rappresentare il club così. Magari darà le dimissioni o De Laurentiis lo manderà via. Credo sia disonesto parlare dell’arbitro in una gara come questa, voler far credere che questa sia stata una sconfitta condizionata dagli errori del direttore di gara”. Rafa ha replicato in conferenza stampa: “Parlo poco perché sono incazzato. Penso che lui abbia problemi con l’italiano. Tutti mi parlano di lui, io ho rispetto di tutti, ma se lui non può fare una cosa diversa di quella di parlare in tv è un problema suo”.

La comunicazione è materia tanto semplice quanto complessa, utilizza meccanismi non immediatamente visibili a occhio nudo, ma che scavano nell’inconscio, sedimentandosi. Le difficoltà della Ssc Napoli sul tema sono note, ma anche grazie all’aiuto di Benitez sono stati fatti passi avanti. “Il calcio è bugiadisse Rafa in una ormai celebre intervistaCerte verità non conviene dirle in pubblico. Lo so anch’io se un mio giocatore ha giocato male, ma non lo ammetterò mai in tv o sui giornali. Lo brucerei, e invece mi serve. Ma è mio diritto e dovere, in privato, parlare con quel giocatore e dirgli dove ha sbagliato e come fare per non rifare quell’errore. Altrimenti, che ci sta a fare un allenatore?”

Ed è esattamente quello che è successo ieri, come il comunicato del Napoli conferma. Sono banali tecniche di spin, nulla di eccessivamente raffinato. Credete veramente che Rafa Benitez si lasci dettare l’agenda-setting da Massimo Mauro o Ciccio Graziani?

Al “tifoso del Napoli” ed ex giocatore della Juventus mi piacerebbe segnalare come “le risposte monosillabiche” non siano una novità assoluta né tantomeno un problema così annoso. C’è un tecnico, un portoghese, che saltuariamente vi fa ricorso. Si chiama Josè Mourinho, lo stesso per cui si sperticava in elogi qualche tempo fa.

Era il 24 gennaio 2012 così scriveva l’inviato della Gazzetta, Filippo Maria Ricci: «Tante domande, quasi nessuna risposta. José Mourinho viene a presentare il suo decimo Clasico con una faccia lunghissima e nessuna voglia di parlare. Addirittura 20 le domande, in una conferenza stampa che dura 11 minuti e 35 secondi. Se non è un record, poco ci manca. Le risposte sono un susseguirsi di “Non so”, “Chiedi ai giocatori”, “Chiedi alla gente”, “No comment”, “Non rispondo”, “No ho idea” e persino un verso, che sarebbe un’approvazione ma non arriva ad essere una parola: “Sta bene al Madrid?” Mou asserisce, facendo si con la testa.»

Josè Mourinho, come Benitez, non soffre di complessi d’inferiorità. Non è vittima di subalternità culturale nei confronti dei media. Tra i due però c’è una sostanziale differenza, ed è forse l’unico problema di Rafa, se problema si può definire, il garbo e il rispetto con cui tratta tutti. Il peccato originale è in quel “chiamatemi Rafè” equivocato da molti. Arriva il momento in cui bisogna accantonare le buone maniere. Mourinho, che è presuntuoso ed arrogante per definizione, lo capì subito e il 3 marzo 2009 in conferenza stampa disse: “A me non piace la prostituzione intellettuale, a me piace l’onestà intellettuale. Mi sembra che negli ultimi giorni ci sia una grandissima manipolazione intellettuale, un grande lavoro organizzato per cambiare l’opinione pubblica per un mondo che non è il mio.

Dopo quella conferenza Il Foglio, che per Mourinho ha una forma di venerazione, titolò: “Così Mou è diventato l’allenatore con lo spin doctor incorporato”. In effetti rispetto al tecnico lusitano Ivy Lee o Alastair Campbell sono dilettanti.

Sul Riformista, il fondatore di questo sito scrisse: “D’accordo, sembra Silvio Berlusconi, ha il suo stesso stile mediatico. Si sente sotto attacco e sposta l’attenzione su altro. Un genio.” Uno schema che Mourinho sta perfettamente replicando in queste settimane in Inghilterra. Il Chelsea non sta attraversando il suo miglior momento di forma, ha perso la brillantezza di inizio stagione, ma continua a dominare il campionato.

Per coprire le evidenti difficoltà di gioco, Mourinho ha fatto leva su alcune decisioni arbitrali discutibili. La più importante ha riguardato l’attaccante Diego Costa che, a causa di un pestone rifilato in Coppa di Lega al difensore del Liverpool Emre Can, è stato squalificato per tre giornate grazie alla prova tv. Una decisione fortemente contestata dal tecnico del Chelsea che ha dovuto fare a meno del suo attaccante a partire dal big match contro il Manchester City. Motivo per cui in segno di protesta Mourinho ha disertato il post-partita.

La settimana successiva, alla vigilia della sfida in casa dell’Aston Villa, per non incorrere in ulteriori sanzioni pecuniarie (c’è un contratto Premier-Tv da rispettare), si è presentato in conferenza stampa svogliato. Era lì perchè obbligato e motivando il silenzio dei giorni precedenti ha detto: “Il mio silenzio può fare molto rumore. Il motivo lo conoscete, se fossi un giornalista dal silenzio potrei tirar fuori tante parole” .

La vittoria negli ultimi minuti contro l’Everton è parsa riportare il sereno ma l’imprevisto era dietro l’angolo. Nella partita contro il Burnley, Mou poteva finalmente schierare Diego Costa. Il Chelsea passa in vantaggio e controlla la partita ma al minuto 69 l’episodio decisivo: il centrocampista dei Blues, Matic subisce un intervento a gamba tesa da parte di Barnes, molto pericoloso, il serbo si rialza e spinge a terra l’attaccante del Burnely. Matic viene giustamente espulso per fallo di reazione mentre l’arbitro decide di non sanzionare Barnes. Il Burnley pareggerà a 10 minuti dal termine, rischiando addirittura di vincere.

Mourinho nel post-partita darà i numeri, nel vero senso della parola: “La mia valutazione è semplice. Quattro momenti del gioco: minuto 30, minuto 33, minuto 43, e minuto 69. Se una persona a casa non ha guardato la partita e vuole sapere che cosa è successo, invece di stare di fronte allo schermo per 90 minuti, può guardare quei quattro momenti – minuti 30, 33, 43, e 69 e saprete la storia del gioco“. Cos’è successo? Al 30′ duro intervento di Barnes a centrocampo su Ivanovic non visto dall’arbitro; al 33′ il direttore di gara non concede un rigore solare al Chelsea per fallo di mano di Kightly; al 43′ Costa viene atterrato in area, rigore meno netto del precedente ma comunque non concesso e infine al 69′ il fallo di Barnes su Matic. Mourinho preferisce non aggiungere altro, per non pagare nuove multe.

Medita però la sua vendetta e decide che è arrivato il momento. L’attacco finale sarebbe giunto l’indomani mattina a “Goals on Sunday” trasmissione televisiva di SkySports. A quanto pare un’apparizione inattesa, Sky annuncia la sostituzione a soli venti minuti dalla messa in onda, l’ospite programmato era James Beattie.

Saranno 30 minuti intensi, in cui Mou attaccherà tutti, dagli arbitri fino ai padroni di casa: «Quando è finita la partita contro il Liverpool in Coppa di Lega, sono andato negli spogliatoi e la prima cosa che ho visto sullo schermo è la lettura non-stop “I crimini di Diego Costa”. Ora mi piacerebbe sapere come voi di Sky Sports descrivete le azioni dei giocatori del Burnely ieri? Perché il mio inglese non è abbastanza buono per trovare un altro aggettivo. Non trovo una parola per descrivere quello che è successo ieri. Avete chiesto scusa al Chelsea, a Diego o all’allenatore del Chelsea? Non l’avete fatto. Un’istituzione come Sky è così importante in Premier League, voi non chiedete mai scusa.»

È il “Mourinho’s rant”. Gioco, partita, incontro. 
Alfonso Noël Angrisani

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