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Formazioni alla mano, vi smontiamo la leggenda metropolitana di Benitez che snobba il campionato

Formazioni alla mano, vi smontiamo la leggenda metropolitana di Benitez che snobba il campionato

Non ci rimane che andare a leggere le formazioni, e le formazioni dicono che il Napoli nei match di Serie A schiera più spesso il miglior 11 possibile di quanto faccia nelle coppe. Che il calo degli azzurri sia iniziato con la ripresa dell’Europa League è evidente. Molti adombrano la possibilità, o affermano senza dubbi, che il fatto non sia casuale, ma deliberato. “Benitez ha scelto di vincere in coppa, e per questo lascia perdere la corsa in campionato” (con o senza punto interrogativo finale). Perché? Per la sua personale inclinazione all’essere “copetero” o, più meschinamente, per utile professionale: meglio arricchire il proprio palmarès in vista di futuri ingaggi. Sarà così? Diamo un occhio alle carte.

La tesi parte da un assunto irrazionale: che lo staff tecnico del Napoli abbia scelto con tre mesi di campionato ancora da giocare di tirare i remi in barca. Mancano, of course, controprove. Benitez, interrogato sul tema, ha negato di avere preferenze strategiche: “Da allenatore non scelgo tra competizioni”. Non ci sono indiscrezioni o, meglio ancora, intercettazioni dallo spogliatoio. Fugherebbe ogni dubbio sentir dire con viva voce di Fabio Pecchia: “Bene, ragazzi, siamo a -2 dalla Roma, ma ora lasciamo perdere”. Così non è.

Cerchiamo un appiglio oggettivo in un discorso basato finora solo su illazioni. Se Benitez avesse scelto di puntare su una competizione più che sulle altre dovremmo trovarne evidenza nelle formazioni schierate in campo. Cosa, se non l’undici scelto dal primo minuto, dà la misura di quanto la squadra punti a portare a casa il match?

Proviamo allora a definire la formazione tipo del Napoli, al netto degli infortuni e arrotondando il turn over beniteziano. Per semplicità di calcolo tralasciamo le sostituzioni nell’ultima mezz’ora, mentre sulla figura del portiere possiamo pacificamente sorvolare. Direi che l’11 ideale è il seguente: Ghoulam – Koulibaly – Albiol – Maggio per la difesa, Gargano – David Lopez per la coppia in mediana, De Guzman – Hamsik – Callejòn nel trio a sostegno della punta (settore dove è più spinoso definire le gerarchie) e Higuain in avanti. Sono molto sollecitati Britos, Mertens e Gabbiadini, ma consideriamoli in seconda linea. C’è un margine di opinabilità, ma abbiamo dieci caselle e possiamo ragionare in termini percentuali.

Le partite disputate dal Napoli dagli inizi di febbraio sono 13: 7 in serie A, 4 di El e 2 di Coppa Italia. Bene: le medie sconfessano subito l’assunto del campionato lasciato al suo destino. In Europa gli azzurri hanno giocato con formazioni che aderiscono solo per il 53 per cento all’undici idealtipo. Nelle due partite di coppa Italia il dato sale al 65 per cento. In campionato è del 67 per cento, il migliore.

Si dirà: la vecchia Coppa Uefa è tarata al ribasso perché il doppio scontro con il Trabzonspor si è rivelato una formalità. E’ vero, ma solo fino a un certo punto. Perché se nel retour match contro i turchi la percentuale di aderenza è del 40 per cento (la più bassa in assoluto), Benitez nel doppio incontro con la Dynamo (partite difficili e aperte) ha messo in campo formazioni molto rielaborate: all’andata la percentuale era del 50 per cento, al ritorno del 60. Idem per la Coppa Italia: contro la Lazio ha giocato una squadra composta solo al 50 per cento di titolari. Le migliori formazioni possibili, invece, si sono viste nel trittico di campionato Palermo (70) – Sassuolo (80) – Torino (90), proprio quando, cioè, si è incistata la crisi del Napoli.

Non si vede, dunque, l’abbandono del campionato a favore delle coppe. Quello che si riscontra, oltre che l’applicazione della teoria del turn over, è l’assunzione di una serie di scelte sulla distribuzione dei calciatori negli impegni. Higuain è inamovibile: ha giocato praticamente sempre, anche nel formale ritorno contro il Trabzonspor. L’argentino ha riposato in sole due occasioni: nel match col Sassuolo e in quello con l’Hellas Verona (seguito dalle polemiche che sappiamo sul suo mancato impiego). Non ci scherzano, in quanto ad assiduità in campo, neanche Albiol (titolare 10 volte su 13), Callejòn, David Lopez e De Guzman (9). Mertens è uomo di coppa: titolare 5 volte su 6 negli impegni infrasettimanali. Hamsik, invece, è uomo per le domeniche: in campionato gioca dal primo minuto 6 volte su 7, nei trofei solo 1 su 5.

Allora? Di scelte deliberate contro il campionato non c’è traccia. Ciò non toglie il crollo del rendimento. Ma la ragione va cercata altrove: nella stanchezza, nell’incapacità di reggere la tensione su tre fronti, nel peso degli infortuni. Certo non nella volontà di Benitez.
Roberto Procaccini

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