ilNapolista

Benitez non ha scelto la Coppa, siamo noi che proiettiamo il nostro modo di pensare su di lui (per non parlare del livore)

Benitez non ha scelto la Coppa, siamo noi che proiettiamo il nostro modo di pensare su di lui (per non parlare del livore)

Il Napoli perde a Verona e gioca probabilmente la partita più brutta dell’anno, una sorta di remake di Atalanta-Napoli dello scorso anno. È la terza sconfitta esterna consecutiva. Una sola vittoria, quella al San Paolo contro il Sassuolo, nelle ultime cinque giornate. Per il resto, ko a Palermo, Torino e Verona e pareggio interno contro l’Inter. Il fantastico 2015 ha subito una brusca battuta d’arresto. E adesso il terzo posto, indispensabile per l’accesso in Champions, è fortemente a rischio.

Insomma, male. Male in particolare e male in generale se ci riferiamo al campionato. Che cosa è accaduto? Ovviamente è difficile capirlo e almeno chi scrive non ha disposizione né i dati né le conoscenze per saperlo. Il pezzo di Andrea Iovene è sicuramente da leggere. Spiega tante cose, il calo fisico e anche quello mentale. Un calo fisiologico del tutto comprensibile per una squadra che ha giocato 42 partite e che se le cose dovessero andare benissimo potrebbe giocarne sessanta. 

Da osservatore esterno, sembra evidente che il Napoli sta arrancando in questa fase che terminerà con la sosta della Nazionale. I fatti sono sotto i nostri occhi. Calo con l’Inter nel finale. Così come eravamo senza birra nel finale contro la Dinamo Mosca con un un uomo in più. E ieri sera ci hanno sovrastati atleticamente. Il Napoli, pur senza lamentarsi, ha anche l’infermiera piena. E in momenti di stress agonistico, con una partita ogni quattro giorni, la fatica si sente. L’importante è tenere botta giovedì a Mosca. Anzi, è fondamentale.

Verona. C’è poco da dire. Il Napoli è stato surclassato. Correvano il doppio, avevano cambi di ritmo. Noi eravamo appannati, come assonnati. Hallfredsson sembrava Davids e Obbadi non riuscivamo a fermarlo quasi mai, per non parlare di Toni. Siamo arrivati al tiro poche volte. Con Zapata nel primo tempo, che con un po’ di fortuna avrebbe potuto segnare. Con Mesto nella ripresa. E con Gabbiadini, con un tiro tanto estemporaneo quanto sublime, nel finale. Un aspetto positivo però l’ho trovato. Nessuno si scatena contro Andujar anche se sbaglia (ah se quel primo gol l’avesse preso Rafael…). Mi sembra un ottimo motivo per essere dalla parte di Andujar senza se e senza ma.

Le colpe di Rafa? Mah, dopo quasi due anni dover continuare a spiegare che cos’è il turn over mi sembra offensivo. Ripeto, se tutto dovesse andare bene siamo a due terzi della stagione. Vogliamo giocare l’ultimo terzo senza Gabbiadini (ora indispensabile, a dicembre inutile) e Higuain? Non credo. La squadre deve crescere nella sua globalità se vogliamo compiere passi in avanti. Continuo a considerare eccessiva la rabbia, anzi sarebbe più esatto definirlo livore, nei confronti di Rafa, sopra le righe, rivelatore di altro. C’è un fastidio quasi epidermico, un rancore che emerge in genere in quegli spiacevoli incontri con le ex. Continuo a ritenere che dietro ci sia una tensione dovuta all’essere straniero di Benitez, l’essere portatore di una cultura altra, soprattutto sportiva ma non solo. Ed è irreprimibile la soddisfazione di dire: “Voleva venire a insegnare calcio a noi!”. Noi che, si sa, il Real ce lo mangiamo a colazione. So che a tanti fa arrabbiare, ma vorrei ricordare che Ferguson a Manchester ha vinto la Premier al sesto anno e non vi parlo di Dortmund sennò dovete prendere i tranquillanti. Fatevene anzi facciamocene una ragione: con quest’ambiente non vinceremo mai. Rafa o non Rafa. Dobbiamo cambiare noi. Come? In tutta Italia è così? E allora? Dove sta la diversità napoletana?   

Detto questo, il confronto con l’anno scorso è senza dubbio negativo. Abbiamo nove punti in meno. Il Napoli è alla terza flessione in campionato: la partenza, il post-Fiorentina che culminò nella debacle di Milano e questa vittoria in cinque partite. I conti si fanno alla fine. Anche al Chelsea Benitez ebbe un calo di questi tempi per poi finire in crescendo. Per non parlare del calo dell’attuale Chelsea di Mourinho. La preoccupazione c’è, ci mancherebbe. Soprattutto per la difesa e il centrocampo, adesso privi di Koulibaly e Gargano. Lo so, vorreste parlare del mercato. Ma si analizza la squadra che abbiamo e con questa squadra abbiamo giocato partite affatto disdicevoli. Con questa squadra il Napoli potrà riprendersi. Come avete letto, di sconfitte a Verona ne abbiamo subite nella nostra storia. È la capacità reattiva quella che conta. 

Infine, un’annotazione. Non credo proprio che Benitez abbia stilato la propria gerarchia della stagione. L’obiettivo primario del Napoli è l’accesso in Champions. E uno degli obiettivi di Rafa a Napoli è proprio quello di portare la squadra a essere competitiva su più fronti. Siamo noi che proiettiamo il nostro modo di pensare su di lui. Lui non sceglie, lavora per portare il Napoli a giocare sempre con la stessa intensità. E a un certo punto la macchina si inceppa. Ma non si perde mai per scelta. Nemmeno a sottomuro.
Massimiliano Gallo 

ilnapolista © riproduzione riservata