ilNapolista

Con le regole di un tempo, la Covisoc non avrebbe accettato l’iscrizione del Parma. Ma nel 2007 Abete e Matarrese le cambiarono

Con le regole di un tempo, la Covisoc non avrebbe accettato l’iscrizione del Parma. Ma nel 2007 Abete e Matarrese le cambiarono

Tornando indietro di un decennio, certamente tutti ricordano durante i mesi estivi tra la fine di giugno e l’inizio di luglio l’attesa dei tifosi per la conferma che le proprie squadre fossero regolarmente iscritte ai campionati dalla Serie A fino alla Serie C2, e puntualmente la Co.Vi.So.C. (organo di controllo della Figc) produceva una lista di società non iscritte al campionato per il mancato rispetto di questo o quel parametro di bilancio. Ugualmente familiare risulta ai più la susseguente corsa agli aumenti di capitale, ai finanziamenti o alle fideiussioni da parte delle società, una vera e propria sfida ad ottenere velocemente quella garanzia finanziaria necessaria per fare appello ed ottenere in secondo grado l’iscrizione.

Ci sarebbe da scrivere un libro solo sulle epiche avventure delle fideiussioni nel calcio, da quelle completamente false fatte in casa con computer e fax, a quelle trovate attraverso improbabili broker in paesi dove la trasparenza bancaria era un miraggio. La maggior parte dei club comunque riusciva a produrre quel documento ma inevitabilmente ogni estate più di una società restava esanime sul campo di battaglia, fallita.

Uno dei parametri vincolanti delle norme all’epoca in vigore era il rapporto ricavi/indebitamento, il cui rispetto era indispensabile sia per avere la possibilità di fare mercato durante la stagione sia per l’iscrizione ai campionati. Ben prima che il Fair Play Finanziario diventasse operativo, l’Italia era dotata di un quadro di norme piuttosto accurato per tenere sotto controllo le società sportive, infatti le famose Noif (Norme organizzative interne federali, Titolo VI) prevedevano come condizione necessaria all’iscrizione che il rapporto ricavi/indebitamento fosse di tre a uno.

Per ogni euro di debito contratto, dovevano essercene almeno tre di ricavi. Se veniamo al caso Parma, secondo le ricostruzioni più accreditate al 30 giugno 2014 il Parma ha chiuso il Bilancio con ricavi totali per circa 54 milioni di euro, alla stessa data i debiti accertati ammontavano ad oltre 62 milioni di euro [dati Tifosobilanciato.it]. Dunque all’atto dell’iscrizione il rapporto ricavi/indebitamento del Parma era pari a 0,87 (ben lontano dal valore minimo previsto di 3). Se le regole attuali fossero state quelle precedenti al 2007, il Parma non avrebbe potuto iscriversi alla Serie A 2014/15 e di conseguenza sarebbe finito prima in liquidazione e poi probabilmente fallito durante l’estate, salvo ingenti iniezioni di capitali da parte della proprietà. Oggi avremmo dunque un campionato senza questa tragicomica vicenda dei quattro presidenti in tre mesi e non si sarebbe eventualmente costretti ad escludere la società dal campionato secondo il Regolamento (art.53 Noif) confermando i risultati delle partite già giocate e assegnando la sconfitta a tavolino per quelle ancora da giocare.

Se oggi invece ci si trova a dover affrontare questa spiacevole vicenda è perché nel 2007 le Noif sono state cambiate, di fatto cancellando il vincolo del rapporto ricavi/indebitamento come condizione per l’iscrizione alla Serie A e alla Serie B, restando invariato in Serie C. Il 3 maggio 2007, presentando le novità alla stampa il presidente Abete disse: “È stato stabilito che per la serie A e B viene adottato un nuovo sistema di verifica e controllo fondato su dati economico-finanziari previsionali (budget) e su strumenti continui di monitoraggio. […] Le nuove disposizioni sull’ammissione ai campionati non sono un passo indietro sulla linea del rigore, sono in sintonia con le norme del Coni, con la normativa Uefa sulle licenze e con quanto previsto dallo statuto. Resta immutata anche la sanzione della penalizzazione di punti in classifica per le società non in regola.” Ogni commento è superfluo alla luce di quanto sta accadendo oggi.

La riforma dell’intera sezione delle Noif che riguarda i controlli sulla gestione economico-finanziaria ha di fatto eliminato numerosi vincoli, limitando notevolmente l’azione di controllo e verifica della Co.Vi.So.C. Di certo oggi vediamo che l’Inter ha un indebitamento stimabile in oltre 200 milioni di euro e ricavi per 160, il Milan si stima abbia circa 260 milioni di debiti a fronte di poco più di 250 milioni di ricavi, la Roma ricavi per circa 120 milioni a fronte di oltre 100 milioni di debiti, e così via per molte altre società di A. Non è difficile dunque capire come mai nel 2007 quelle norme furono cambiate su pressione della Lega Calcio presieduta da Matarrese insieme alla Figc guidata prima dal commissario Pancalli e poi dal presidente Abete.

L’espressione più usata in questi giorni sulla stampa è “quando i buoi sono ormai scappati si corre a chiudere la stalla” ed è in effetti così. Le nuove norme varate ieri sui controlli nei cambi di proprietà dei club, insieme a quelle dei mesi scorsi sulla limitazione delle rose e l’adozione del Financial Fair Play, sono sicuramente un passo avanti verso un miglior controllo e stabilità del sistema calcio, ma forse un passo tardivo. Per il Parma è probabilmente ormai troppo tardi.
Andrea Iovene
(nella foto in alto, Abete, Petrucci e Matarrese. Nel corpo dell’articolo, Victor Uckmar dal 1993 al 2001 presidente della Covisoc)

ilnapolista © riproduzione riservata