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I concerti di luglio di Vasco e Jovanotti mettono a rischio l’erba del San Paolo per un eventuale preliminare di Champions

I concerti di luglio di Vasco e Jovanotti mettono a rischio l’erba del San Paolo per un eventuale preliminare di Champions

Tornano i concerti al San Paolo dopo oltre dieci anni. Apparentemente sembrerebbe una buona notizia. Ricordiamo nel corso degli ultimi due anni le polemiche seguite ai concerti in Piazza del Plebiscito: se il centro di Napoli fosse o meno il luogo adatto per la realizzazione di eventi musicali di un certo tipo. Tutto questo fino a pochi mesi fa, quando il Comune ha annunciato trionfalmente che lo stadio avrebbe ospitato di nuovo concerti durante l’estate con le date programmate del 3 luglio (Vasco Rossi) e 26 luglio (Jovanotti).

Dal punto di vista dei cittadini non si può che essere molto contenti che Napoli, quale grande città metropolitana, ritorni nel circuito dei grandi concerti (seppur con quale remora legata al rumore per gli abitanti di Fuorigrotta), tuttavia da osservatori calcistici è altrettanto naturale un certo allarme per quello che succederà al prato dello stadio San Paolo.

Abbiamo ancora negli occhi, nel settembre del 2012, lo scempio della gara giocata contro la Fiorentina su un campo dove c’era più sabbia che erba. Nell’estate seguente il Napoli, con l’ausilio degli esperti della Lega Serie A e di un’azienda napoletana specializzata, aveva proceduto a rifare completamente il campo di gioco (drenaggio, fondo e manto erboso) con il risultato che oggi il prato del San Paolo è stato da più parti riconosciuto come uno dei migliori della Serie A nelle ultime due stagioni: nessun problema in caso di piogge anche pesanti, sempre regolare e con la palla a correre velocemente su tutte le zolle.

Ora i concerti che si svolgeranno dentro lo stadio vedranno sistemata la struttura del palco nell’area della pista davanti alla Curva B, con gli spettatori dislocati nei Distinti, in Curva A, settore ospiti e sul prato. Non è purtroppo un segreto quel che accade ai prati dei campi di calcio quando vengono utilizzati per i concerti: si va dalle zolle strappate da terra allo sfondamento di parti del manto erboso fino a guai ben peggiori con il manto da rimuovere e sostituire. Succede regolarmente all’Olimpico (di proprietà del Coni, che ospita concerti numerose volte all’anno), con conseguenti lamentele di Roma e Lazio. E non si tratta di un caso isolato.

Le date dei concerti previsti a Napoli (3 e 26 luglio) non lasciano affatto tranquilli, perché qualora il prato venisse danneggiato seriamente il Napoli dovrebbe provvedere (a sue spese immaginiamo) a una rizollatura, sperando che sia sufficiente, in vista della nuova stagione. Qualora poi i partenopei non riuscissero a raggiungere il secondo posto e fossero chiamati a giocare il preliminare, sarebbe il campo pronto al 100% per ospitare una partita così importante a metà agosto? Probabilmente no.

Viene dunque da chiedersi se il Comune abbia predisposto misure per salvaguardare il prato in occasione dei concerti o se sia tutto affidato alla divina Provvidenza. Inoltre in vista dei lavori da effettuare al San Paolo proprio nel periodo estivo (numerose sono le prescrizioni dell’Uefa per la prossima stagione) viene da chiedersi come sarà possibile conciliare le diverse attività.

Insomma, dispiace dirlo ma considerato che il San Paolo è attualmente oggetto di una trattativa importante per il suo futuro, ci si sarebbe aspettati dal Comune quanto meno una maggiore cautela. È comprensibile il desiderio di arricchire i mesi estivi di eventi promozionali per la città ma ci sono diversi luoghi che avrebbero potuto ospitare eventi musicali di ampio respiro (ad esempio il lungomare realizzando un’arena temporanea come è stato per la Coppa Davis). Certo, una soluzione alternativa avrebbe comportato un costo per il Comune ed è risultato molto più semplice virare sul San Paolo a costo zero con un gran ritorno di immagine per l’Amministrazione, sperando che poi non sia il Napoli a rimanere col cerino acceso in mano.
Andrea Iovene

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