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Benitez: «Il Napoli è bravo a far quadrare i conti ma ti condiziona le possibilità di vincere. Nel calcio conta molto lo stato d’animo dei tifosi»

Benitez: «Il Napoli è bravo a far quadrare i conti ma ti condiziona le possibilità di vincere. Nel calcio conta molto lo stato d’animo dei tifosi»

Riportiamo le dichiarazioni rilasciate da Rafa Benitez al 

al programma ‘Radiogaceta de los Deportes’ dell’emittente Rne. (tratto dal sito di Rafa Benitez)

“Perchè parlo così poco con i media? In Italia parliamo molto di calcio tutti i giorni. Succede perchè abbiamo diverse partite nel corso della settimana in diverse competizioni e quindi facciamo varie conferenze stampa (prima e dopo ogni partita). La verità è che ad ogni italiano piace molto parlare di calcio, moduli e tattica”.

“Ho un problema al polpaccio e non posso dirigere la squadra come vorrei. Visto che devo salire e scendere le scale per uscire dalla panchina. Però posso contare su un gruppo di lavoro molto qualificato e affiatato, dove ci sono molti spagnoli, e sul mio secondo allenatore Fabio Pecchia, che mi aiuta con gli italiani. E visto che ha una voce più forte della mia e si muove bene nell’area tecnica, sta dirigendo la squadra fino al mio recupero”.

“Alla fine non si può decidere quale avversario verrà fuori dai sorteggi (Uefa Europa League), dove ci sono squadre molto difficili. La Dinamo Mosca è una buona squadra. Credo che giovedì abbia fatto una grande partita. Io non ho potuto vederla perchè, logicamente, ero impegnato con la nostra e non ho potuto seguirla. Sarà una contendente difficile, sicuramente, però a questo punto della competizione non ci sono squadre facili. Gli incroci sono quelli che sono e quello che esce, esce e se non mi credete basta chiedere al Villareal o al Siviglia, che erano le uniche due squadre spagnole all’interno dell’urna e che saranno costrette a scontrarsi tra loro.

“Guardando il tabellone tutti gli incroci dell’Europa League, si notano scontri molto difficili. Quello tra Wolfsburg-Inter e quello Fiorentina-Roma per esempio. La Fiorentina e la Roma sono ben posizionate nel nostro campionato, sono grandi rivali e si tratta di due città vicine tra loro con una grande rivalità, per questo sarà un duello molto interessante. Scontri come questi aggiungono valore ad una competizione come l’Europa League”. 

“In serie A, la Juventus, dato il suo potenziale, la sua rosa e anche essendo abituata a competere a questi livelli, ha un vantaggio e la classifica lo dimostra. La Roma ha fatto un grande campionato l’anno scorso, realizzando numeri da record e hanno concluso la stagione in seconda posizione. Noi ci manteniamo vicini, cercando di mantenere il ritmo. Le squadre italiane sono molto difficili da affrontare e qualsiasi partita, che sembra facile, ti si complica all’improvviso. Per questo, dobbiamo mantenere la continuità e la regolarità che sono le chiavi, soprattutto in un campionato molto complicato come quello della serie A”. 

“Ufficialmente siamo il quinto club come fatturato in Italia. L’anno scorso abbiamo fatto una grande stagione, vincendo la Coppa Italia e ottenendo il pass per il preliminare di Champions League. Quest’anno già abbiamo portato a casa la Supercoppa Italiana, siamo in semifinale di Coppa Italia e agli Ottavi di Europa League. Inoltre, in campionato siamo a tre punti dal secondo posto. Dobbiamo continuare così, cercare di raggiungere la seconda posizione oppure blindare per lo meno il terzo posto, per avere la possibilità di giocare l’anno prossimo un’altra volta la Champions”. 

“Il calcio – Risponde il mister incalzato sulla sua carriera da manager – è per certi versi un’impresa particolare. Ha delle connotazioni che non hanno le imprese normali, abituali. Parlo della passione. Quella dei tifosi, della gente che c’è intorno alla squadra… Questo in una classica impresa non è contemplato, l’unica cosa che conta è fare numeri. In un’impresa calcistica puoi ottenere i numeri, ma alla fine, tutto è condizionato dallo stato d’animo dei tifosi. Io sono concentrato nell’aspetto calcistico. Abbiamo un direttore tecnico con il quale ho ottimi rapporti. Qui a Napoli hanno l’abilità di far quadrare i conti ogni anno. Un grandissimo merito, che però ti condiziona quando si tratta di competere per i titoli. Ci sono squadre con potenzialità economiche molto più alte, che anche facendo quadrare i conti, così che non succede abitualmente, hanno un potenziale superiore al nostro dal principio e bisogna lavorare sodo per ottenere i titoli a cui tutti aspirano”.

“In Italia, questa settimana è proclamato un ritardo del fischio d’inizio delle partite di 15′, da parte dell’associazione dei calciatori per quello che sta succedendo al Parma. In Spagna, senza dubbio, adesso c’è molto più controllo a livello finanziario. La maggior parte delle squadre non hanno soldi, però, c’è un controllo che evita che si indebitino oltremodo. Questo, con il tempo, garantisce il futuro delle squadre”.

“Penso che ognuna delle tre principali squadre spagnole, Real Madrid-Barcellona e Atletico Madrid, abbiano definito la propria identità, un loro stile di gioco e questo gli ha permesso di arrivare in alto. Il Barcellona dominava da molti anni. Il Real Madrid, invece, ha recuperato piano piano un ruolo da protagonista che gli spetta e che aveva perso. L’Atletico Madrid s’è inserito nella lotta con tantissimo lavoro e con grande capacità di soffrire. I tre stili di gioco sono molto belli da vedere e altrettanto validi. La gente deve capire che non tutte le squadre possono avere i giocatori più costosi, di gran qualità e che devono adattarsi al proprio organico. L’importante è cercare di giocare bene per raggiungere un obiettivo e ottenere risultati. In ogni luogo il criterio è diverso, l’importante è che ognuno sia soddisfatto di quello che fa e si raggiungano i risultati”.

“Penso che Isco sia un giocatore con enorme tecnica, però, anche una grande particolarità. Un giocatore può essere capace di toccare molte volte la palla, di fare ottimi passaggi e buoni controlli… però se è esibizionista, se non lo fa in una competizione, con gli avversari addosso e sotto pressione, allora la qualità serve meno. Non è il caso di Isco, che ha questa gran capacità. Ha grandi qualità ed è capace di metterla in pratica in condizioni di massima esigenza, di sicuro, somiglia molto a Iniesta. Per esempio, sposta molto bene la palla per uscire dalla marcatura dell’avversario, pensa prima di eseguire qualsiasi azione… Comunque, la cosa più importante per qualsiasi giocatore è che tenga la testa a posto per continuare a lavorare e crescere, proprio come sta facendo Isco”.

“Vista la mia esperienza da allenatore nelle tre competizioni, ritengo che il campionato italiano sia quello più tattico. Questa settimana, senza andare molto lontano, affronteremo il Torino e sfideremo una difesa a cinque che può diventare a tre in qualsiasi momento. Qui in Italia devi adattarti e questo ti arricchisce molto come allenatore. In Inghilterra, al contrario, il 4-4-2 classico si è modificato per giocare con più attaccanti, un 4-3-3 è molto più diretto e fisico, perchè la Premier è molto più fisica. La Liga è metà strada, tatticamente le squadre sono molto preparate, però, c’è anche un enorme qualità tecnica e tanta velocità. Racchiude aspetti della Premier in quanto ad intensità e del calcio italiano per quanto riguarda la tattica”.

“Un leader non si sceglie. Ricordo un’inchiesta che fece una rivista specializzata dove si domandava ai giocatori a cosa davano più importanza in un allenatore. I giocatori davano importanza per un’alta percentuale alle conoscenze, all’esperienza… E’ molto frequente vedere un allenatore famoso che arriva e ha il rispetto di tutti fino al principio. Poi, dopo pochi mesi, tutti cominciano a dubitare. Il giocatore quando vede che il suo allenatore ha capacità e gli tira fuori il meglio, ha molto più rispetto nei suoi confronti e questo ti fa in un certo senso un leader”.

“Qui a Napoli la gente mi vuole molto bene, voglio dare il 100% e non lasciare nessun dubbio che lo farò fino alla fine, fino all’ultimo giorno. Quando arriverà questo giorno? Sinceramente, non lo so e non mi preoccupa. Possono essere tre anni, cinque o uno. Però non voglio parlare molto del mio futuro, mi interessa il futuro del club e la sua crescita. Tutti sanno che il mio contratto è in scadenza e che ne parleremo a breve, però, la cosa che per me conta di più riguarda la squadra. Voglio che faccia bene le cose ogni settimana cercando di vincere tutte le partite”.

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