ilNapolista

Nell’Inter di Thohir il pallone viene dopo l’organizzazione aziendale

Nell’Inter di Thohir il pallone viene dopo l’organizzazione aziendale

Nel primo giorno della direzione di Claudio Cerasa, il Foglio pubblica un’interessante analisi dell’Inter (squadra del cuore dell’erede di Giuliano Ferrara) a firma Beppe Di Corrado che poi in realtà è uno pseudonimo. È il racconto di una metamorfosi, del passaggio nerazzurro da Moratti a Thohir. Particolarmente interessante, per noi, la parte relativa alla nuova organizzazione societaria dell’Inter, all’idea che il neopresidente indonesiano ha di una squadra di calcio.

«C’è un aneddoto – scrive Di Corrado – che circola nell’ambiente thohiriano e riguarda il primo giorno che mise piede nella sede del club. Entrò e disse: “Ma tutta questa gente qui che ci fa?”. E calcolò che in quel momento l’Inter era il club italiano con la maggior quantità di incarichi e di ruoli. C’era una qualifica per tutto e in molte di quelle posizioni c’erano uomini o donne della famiglia Moratti o loro fedelissimi. “Un organigramma infinito per una storia infinita”, dicono ambienti del club ora ironizzando sulla strofa dell’inno “Pazza Inter amala”.»

Moratti e Thohir, pianeti distanti che parlano lingue diverse, difficilmente comprensibili dall’interlocutore. Il Foglio ricorda la vicenda delle tessere vip omaggio, emblema della distanza siderale che c’è tra chi considera la società di calcio un’impresa e chi un biglietto da visita. «Moratti le aveva incentivate: San Siro era il regno dei tifosi eccellenti, che hanno contribuito anche alla mitologia del tifoso interista. Sempre presente, anche quando si sentiva Paperino. Ce ne erano in giro 4.000, di quelle tessere. Thohir le ha ritirate una per una. Tutte.» Tutte.

In meno di un anno, Thohir ha dato un assetto imprenditoriale all’Inter. Un’azienda. Una grande azienda. Altrimenti non avrebbe chiamato Michael Bolingbroke, amministratore delegato e bodyguard mediatico. «A 48 anni – scrive Di Corrado – viene dal Manchester United dove e? stato il responsabile dei ricavi da stadio, dell’hospitality, in occasione degli eventi partita e non solo, del management e dei servizi corporate inclusi quelli finanziari, delle risorse umane, dell’ufficio legale e dello sviluppo tecnologico del club. Bolinbroke è l’organizzazione. È quello che mancava. È una targhetta corrispondente a un incarico vero su ogni ufficio della sede. Cioè: quello è il tuo lavoro, amico, fallo e fallo bene».

«Poi Michael Williamson, Cfo, ovvero responsabile dell’Area amministrazione, finanze e controllo. È esperto di finanza sportiva, è il numero uno del DC United, la squadra di Washington di cui è proprietario Thohir: in America ha gestito ogni iniziativa del club, inclusa la supervisione delle attività legate alla costruzione del nuovo stadio.»

«Poi c’è Claire Lewis, la direttrice marketing che arriva all’Inter da Apple dopo aver già lavorato per Mtv ed Emi Music. Poi c’è Dan Chard, direttore delle Global partnership: ha lavorato per Barclaycard, Coca-Cola, Red Bull, Heineken, Sony Play-Station, LG Electronics, Adidas e Bank of America. Ha lavorato in Gran Bretagna, Stati Uniti, Brasile, Francia, Germania, Irlanda, Grecia e Turchia. Si occupa delle sponsorizzazioni del club su scala mondiale. Poi c’è James White, direttore delle strategie commerciali. Viene dal Manchester United, come David Garth che sta per arrivare per occuparsi della gestione dello stadio».

ilnapolista © riproduzione riservata