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Il taccuino di Benitez / Tra vent’anni Napoli parlerà ancora di questa partita

Il taccuino di Benitez / Tra vent’anni Napoli parlerà ancora di questa partita

Ho capito subito che sarebbe stata una serata particolare. Non mi era mai successo che gli spettatori allo stadio fossero tutti più ricchi di me. 

Ai bambini che stanno scrivendo la letterina a Babbo Natale, spiegate che il flipper non è quello che hanno visto tra Albiol e Koulibaly. 

Gli adulti che stanno preparando la loro letterina, be’, si facciano portare un pacemaker. 

Il gol dell’1-0 della Juve nasce da uno schema che riesce sempre. Uno schema nostro. La fesseria difensiva.

La fesseria però stavolta non ci ha tolto niente, forse solo il piacere di gustarci una serata senza macchia. Ci ha messo di malumore all’inizio per renderci più felici alla fine.

Mi sono accorto del gesto di insofferenza di Higuain verso Callejon. Ho fatto finta di non vedere. Onestamente ci sono momenti in cui contano di più altre cose. 

Ho le antenne così dritte che dalla panchina riesco a sentire anche la telecronaca della Rai. 

“Il muro difensivo del Napoli”, dicono alla Rai. Lo chiamano proprio così: il muro difensivo. Vedono troppo Zeman.

In effetti dopo la prima fesseria, la seconda non è arrivata. Ma non prendete il vizio.

Maggio ha giocato una partita fisica contro Pogba. Poteva restarne schiacciato. Non è successo. 

La Rai: “Hamsik cerca il riscatto”. Veramente stasera il riscatto lo pago io a chi mi ha riportato l’Hamsik che mi avevano rapito. Il miglior Hamsik dell’anno.

Nel primo tempo Gargano è stato uno dei migliori. Quando succede significa che c’è sempre qualcosa che non va. 

La Rai: “E’ tornato il collegamento con il nostro monitor”. A me interessa il collegamento fra i reparti.

Lopez davanti alla difesa. Un’altra mossa da integralista, vero? E si è finanche permesso un tiro in porta, un tiro a giro.

La Rai: “E’ aumentata la pressione del Napoli”. Vero. Stasera si rischia l’ictus.

Tifosi juventini in maggioranza. Stadio in silenzio per tutto il primo tempo. Una furbata per non svegliare la nostra difesa.

La Rai: “Vidal ha visto la porta, gli si sono accesi gli special”. Lui non lo sapeva, ma stava per diventare un tilt. 

Le giocate di Callejon profumano. Come in quello spot di Chanel: Égoïste. Égoïste.

Al secondo palo, colpito da Higuain, ho pensato che in Qatar saranno pure più ricchi, ma ci portano seccia. A saperlo.

Come avrebbe detto Mazzarri: il bello deve ancora venire. 

Sull’azione dell’1-1 la copertura della palla da parte di De Guzman è da manuale del calcio e da manuale delle giovani marmotte. 

L’ha protetta così bene che alla fine della partita gli sceicchi lo hanno trattenuto in Qatar come body guard.

Sul colpo di testa di Albiol bloccato da Buffon, ho pensato che segnare con Albiol onestamente sarebbe stato troppo.

Siamo un po’ calati fisicamente, non volevo giocarmi troppi cambi perché c’erano i supplementari alle porte. I cambi si potevano sbagliare. Con il senno di poi sono tutti esatti se vinci e tutti sbagliati se perdi.

Ora adesso la sostituzione di Pirlo sembra una sciocchezza, ma Pirlo era stremato dal grande controllo di Hamsik. 

A Mertens ho chiesto di stare a destra perché poteva coprire poco, a sinistra meglio Callejon davanti a Ghoulam: di là la Juve voleva sfondare già dall’inizio. 

Poi ci hanno fatto 2-1 con le magie di due fuoriclasse. Pogba e Tevez. Ai fuoriclasse si battono le mani.

Eppure sentivo che non era finita. Ho visto una squadra che aveva voglia di far durare la partita fino a Capodanno.

E per questo, visto che ci danno come dei fenomeni nella partita secca, a un certo punto la partita secca l’abbiamo fatta diventare chiatta chiatta. 

Andiamo? Andiamo.

Del 2-2 di Higuain ricorderò per sempre l’esultanza sobria e misurata. Sabauda. 

E siamo andati ai rigori. Con tutti quelli che sbagliamo in campionato, quanti hanno pensato che ce l’avremmo fatta? Io.

Ho preferito tenere fuori i più nervosi, i più stanchi, i più agitati, i più emotivi, i più imprecisi, i più inadatti. Sono rimasti in cinque.

Jorginho. Parato. Dopo due doppiette argentine, non è serata per brasiliani. L’ho pensato.

Tevez. Palo. Gli juventini sono diabolici. Non ti regalano niente. Neppure il rimpianto sui pali.

Ghoulam. Gol nell’angolo alto a sinistra. Come danzare vicino a una pentola che bolle sul fuoco.

Vidal. Gol. Rafael spiazzato. Anche se giocava a fare Grobbelaar.

Albiol. Gol. A filo di palo. La cosa migliore della sua serata.

Pogba. Gol. Imprendibile.

Inler. Gol. Che bello il suo sorriso mentre tornava a metà campo.

Marchisio. Gol. Pensavo che lo sbagliasse da come ha preso la rincorsa. 

Higuain. Gol. Deciso. Forte. Pulito. Così si tirano Gonzalo.

Morata. Gol. Che nervi il ragazzino. Lo avrei preso volentieri nel Napoli.

Gargano. Gol. E’ stata la squadra a decidere che toccasse a lui, in panchina non avevamo ancora deciso. Bravi.

Bonucci. Gol. Non mi viene niente.

Mertens. Parato. La caviglia. Il ricordo del tiro che Mirante gli aveva toccato. Perciò nei cinque iniziali non c’era.

Chiellini. Un match point Juve. Parato. Il primo miracolo di Rafael.

Ho pensato che il Dio di Rafael, nel paese degli sceicchi, volesse mettere le cose in chiaro. 

Callejon. Parato. Come per Mertens. 

Pereyra. Alto. Ho capito che era la nostra serata, ma bisognava chiuderla.

Koulibaly. Gol. Senza pensieri, senza tensioni, con la testa libera. Il salvataggio sulla linea nei supplementari lo aveva ripulito della macchia iniziale. 

E poi Padoin. L’ultimo. Parato da Rafael con la mano di richiamo. Da grande portiere. Lui, che avete chiamato mediocre. 

La partita più bella della mia vita. Fra 20 anni Napoli ne parlerà ancora. Mi ricorderete così. E io così voglio ricordare voi. Il resto, da domani, non conta. O forse sì.

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