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Se pregassi lo farei per Hamsik, rivoglio il mio capitano

La città che più somiglia a Napoli è Genova. La vista dal porto, la parte alta, i vicoli. Ecco, in certi vicoli è proprio uguale a Napoli, solo che a Genova si urla un po’ più a bassa voce. Voglio molto bene a Genova città. Negli ultimi anni l’hanno fatta diventare la Napoli di Malacqua di Nicola Pugliese (Einaudi, 1977 – Tullio Pironti editore, 2013). Su Genova piove senza speranza, senza salvezza. Da qualche anno voglio bene a Genova ancora di più. Mi fanno simpatia entrambe le squadre di calcio. Il Genoa per il gemellaggio e poi perché è stata la squadra di Faber. La Sampdoria per gli anni di Boskov, di Mancini e Vialli. A Mancini e Vialli non ho mai perdonato le doppiette segnate in Napoli-Sampdoria 1 a 4 (18 novembre 1990). I gol che sbagliò il Napoli in quella partita stregata non si contano e non si dimenticano. Fu una scoppola. Comunque era la Samp migliore di tutti i tempi.

Ieri sera avrei potuto guardarla poi è successa una cosa. Alle venti e trenta suonano alla porta, riporto la fedele conversazione, svoltasi a porta chiusa:

-Chi è? -Sono Don Antonio  -Don chi? -Don Antonio, è per la benedizione -No, guardi non mi interessa -Non le interessa la benedizione? -No, non sono credente. -Non importa benedico la casa comunque -La casa non vuole -La casa? Ma mica ha volontà -Appunto, non approfittiamo di quelli senza potere, senza voce in capitolo. -Non sono sicuro di aver capito. -La saluto Don Antonio  -… … … … Arrivederci, che il Signore … -No, guardi, lasciamolo fuori da questa faccenda.

Don Antonio se ne va, e io mi trovo a pensare che a meno di mezzora dall’inizio della partita non può che arrivare la jastemma. Jastemma che vedo confermata qualche minuto dopo leggendo le formazioni: Britos titolare. Quindi decido di non guardarla, bisogna trovare qualcosa da fare nella prossima ora e mezza. Intanto sono costretto a mangiare uno yogurt scaduto il giorno prima, non avendone voglia ma non mi piace buttare il cibo. Pregare non è cosa mia. Twitter no, perché sarebbe come guardarla. Facebook levamm’ mane. Mi risolvo e decido di fare qualche telefonata, escludo la Liguria, ma è inutile. Alla prima telefonata vengo già a sapere che le tre meraviglie Calle, Hamsik e Higuain stasera stanno facendo le uallere. Stop alle telefonate. Mi metto a leggere le ultime pagine de L’uomo di Kiev di Malamud (minimum fax, 2014), allegria, un capolavoro ma è pur sempre la storia di uno che per tre quarti del romanzo sta in carcere ingiustamente. In ogni caso, il libro finisce e pure la partita. Uno a uno, bella chiavica, un altro pareggio.

Guardo la sintesi, leggo i primi commenti in rete. Si capisce che non abbiamo fatto una grande partita, abbiamo preso di nuovo gol su errore collettivo, ingenuità dei difensori al limite dell’area e un Rafael non proprio reattivo (anche se, in questa circostanza, lui è il meno colpevole). Hamsik non pervenuto, Higuain in formato mutanda si è mangiato almeno due gol, Calle non pervenuto, Britos lasciamo perdere. Partita moscia insomma, di cui salverei solo la reazione finale, mi pare di capire che il Napoli non ci sta a perdere, ma sarebbe bene vincerle queste partite. C’era un rigore netto per noi, ma conta poco. Nelle ultime due giornate abbiamo perso quattro punti secondo me (poi mi si dirà che quello di ieri è un punto guadagnato, vabbè). Siamo terzi e restarci al momento mi pare il massimo a cui possiamo ambire. Complimenti a Zapata: entra, lotta, ci crede e segna.

Stamattina niente treno, ho mangiato un cornetto senza nome ma con molto cioccolato.

Note a margine:

– Zuniga e Berhami dovevano sposarsi ad Amburgo questa settimana, ma poi Camilo non si è presentato

– Per fortuna niente Gazzetta oggi

– Farias contro la Fiorentina ha preso 4 in pagella, vedi il mio articolo della scorsa settimana

– Se pregassi lo farei per Hamsik, rivoglio il mio capitano.
Gianni Montieri

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