ilNapolista

Napoli non è consapevole di stare vivendo calcisticamente al di sopra delle proprie possibilità

Venerdì sera non ho guardato Fiorentina-Juventus. Un po’, confesso, le partite del nostro campionato non mi appassionano più; un po’ in concomitanza c’era Borussia Dortmund-Hoffenheim. E sì, il caro Borussia Dortmund, quella squadra per cui in tanti ci sfottono perché continuiamo a parlarne e fare paragoni. Venerdì la squadra di Klopp era ultima in classifica. Lo stadio era pieno e per pieno intendo pieno, gremito. Non si vedeva un sediolino: sono brutti, grigiastri, spartani, li conosco. Non solo, la partita è stata preceduta da uno spettacolo di sbandieratori. Chi era con me ha esclamato: ma questi fanno festa da ultimi in classifica? Eh, ho risposto io (notoriamente non sono di molte parole).

L’indomani, contraddicendo quanto scritto poche fa, a un certo punto mi sono sintonizzato su Roma-Sassuolo. Gli sms di Gianluigi Trapani erano troppo ghiotti. Ho visto la Roma attaccare, sfiorare il gol e andare al riposo subissata di fischi. Ero da solo, nessuno mi ha chiesto niente.

Veniamo a noi. Il Napoli ha pareggiato con l’Empoli 2-2, lo sappiamo. Ha giocato a mio avviso la più brutta partita del suo campionato dopo quella col Palermo. Ma i tempi sono diversi. Quello era un Napoli in crisi, che sembrava in balia delle onde. Questo, invece, tutto sommato, era ancora considerato un Napoli in ascesa seppure reduce dai pareggi consecutivi con Cagliari e Sampdoria (oltre lo Sparta Praga). L’ambiente, va riconosciuto, era più o meno lo stesso. Sugli spalti ventimila persone in più e quindi ventimila brusii in più e fuori quella sensazione che da più di un anno accompagna questo Napoli.

Ancora col pubblico? Pubblico è riduttivo. Ma non eludiamo il campo. Della brutta prestazione abbiamo scritto. Il Napoli ha giocato venti minuti nel corso dei quali ha provato tante volte a sfondare a sinistra sull’asse Ghoulam-Mertens, poi ha incassato un gol in contropiede col campo che sembrava una prateria e un Albiol che incredibilmente continuava a indietreggiare: errore da matita blu, lo so persino io che non sono un tecnico di calcio. L’Empoli ha spadroneggiato, il Napoli ha impiegato un tempo per riprendersi. Nel frattempo ha beccato il secondo in maniera paurosamente simile (anche se questo era su calcio d’angolo) al secondo gol subito dal Cagliari.

In uno stadio che definirei poco accogliente, il Napoli pareggiava in pochi minuti con due conclusioni “casuali”: gran gol di testa di Zapata su corner e zampata di De Guzman. In precedenza l’uscita di Hamsik era stata salutata con una fischiata che non si ricordava dai tempi di Edmundo. A quel punto, una squadra consapevole vince la partita. E invece l’Empoli non ha perduto il bandolo della matassa ed è finita 2-2 con nostro rammarico soprattutto per l’occasione capitata a Callejon. 

Il Napoli è stato imbrigliato dall’Empoli, c’è poco da dire. E non ha mostrato nemmeno quella esperienza che alla fine ti consente di vincere anche quando non sei in giornata. A fine partita, Benitez è parso nervoso, arrabbiato con la squadra. Non è un bel segnale. Il Napoli si ritrova nuovamente in una situazione critica dopo aver dato l’illusione di essersi lasciato alle spalle l’infausto inizio di stagione. La guida tecnica ce l’ha Benitez: tocca a lui capire che cosa è successo e trovare il rimedio per far riprendere il Napoli e riportarlo almeno al terzo posto. Spero che il concetto sia chiaro, ma lo ripeto:il Napoli ha giocato male, l’Empoli ci ha messo sotto dal punto di vista del gioco.

Ora però, torno all’inizio e mi domando: quale ruolo riserva per sé il pubblico? Ok, siamo tifosi, vogliamo vincere. Ma abbiamo una così bassa stima di noi da riservarci solo due azioni: lamentarci o gioire. Il Napoli è in difficoltà. Le responsabilità – ripeto ancora una volta – sono di chi è in campo, allenatore compreso. Ma un ambiente può in qualche modo aiutare la propria squadra? Non so se vi è mai capitato: è difficile dare il meglio di sé con – METAFORICAMENTE – un coltello puntato alla gola. L’ambiente, e parlo dei media e anche del pubblico, sembra stare lì per esigere una cambiale. Insomma, non c’è un corpo unico, quello di cui scriveva ieri Angelo Petrella. Come invece c’è a Dortmund. “E ma qua c’è il pappone”. Pappone che – abbiamo visto leggendo Bellinazzo sul bilancio – non è proprio tale. Anche se i media hanno sostanzialmente – tranne rarissime eccezioni – ignorato la notizia. E non è un caso. 

Sembra quasi che la vittoria venga considerata la normalità, un atto dovuto. Senza mai riflettere su un dato non irrilevante: stiamo vivendo calcisticamente al di sopra delle nostre possibilità. Insomma, il dopo Benitez e De Laurentiis, con ogni probabilità, non sarà più luminoso del presente. Prima ce ne faremo una ragione, meglio sarà per tutti. 

Fermiamoci un attimo: ve lo immaginate il San Paolo gremito, intento a sostenere la squadra per novanta minuti così come è avvenuto in Napoli-Verona quando – di fatto – abbiamo trascinato Higuain alla tripletta? Ecco, domando: in uno stadio così secondo voi l’Empoli sarebbe uscito con un pareggio? Ricordo ai tempi di Maradona di calciatori avversari che buttavano il pallone in fallo laterale perché intontiti dai fischi. Oggi il pubblico di Napoli – e l’ambiente, i media – sembrano quegli insegnanti con le braccia conserte che guardano lo studente avvicinarsi alla lavagna con l’espressione: “voglio proprio vedere che sai fare”. Insomma, siamo al muro contro muro. 

Ripeto per chiarezza: il Napoli ha pareggiato contro l’Empoli per carenze tecnico-tattiche. La responsabilità è di Benitez, dei giocatori, della società. Ora, però, domando: il pubblico può fare qualcosa in più oltre a fischiare? I mass-media possono contribuire senza la sistematica opera di demolizione? Francamente credo che da questo scontro nessuno ne trarrà vantaggio (men meno che i media che sono persino incapaci di sfruttare l’unico personaggio di rilevanza internazionale di cui dispongono). Con una differenza: tanti degli attuali tesserati del Napoli (su tutti Benitez) altrove avranno più chance di vincere rispetto a noi che resteremo qui senza di loro. E per carità di patria non parlo dell’assetto societario: basta rileggersi il diario dal passato del Ciuccio. Credo che sia il caso di spezzare questa catena che definire autolesionistica è poco. Ho letto degli insulti alla moglie di Hamsik in tribuna vip. Così come di quelli rivolti a De Laurentiis – il pappone – che ha visto il secondo tempo in tv. Francamente è inconcepibile, per non dire altro. È un fuoco che tutto brucia, che non produrrà nulla di buono.  

Questo noi scriviamo da mesi. È fondamentalmente una battaglia persa, ne sono consapevole. Però una cosa vorrei aggiungerla: noi perderemo la battaglia, ma gli altri non è che vinceranno granché. Napoli – e il calcio italiano, perché ormai la dimensione del fenomeno è nazionale – sta vivendo una pericolosa involuzione. Si è perso il senso della misura e della ragionevolezza. Il calcio è lo sport più bello del mondo per tanti aspetti, e quello del pubblico non è secondario. Sembriamo tanti esattori in attesa di riscuotere. Surclassati dai freddi tedeschi di Dortmund. Quel che accade in campo non è responsabilità nostra – e alla fine si faranno i bilanci – ma quel che accade attorno sì. Ascoltate le parole dell’allenatore Sarri a fine partita: «Ho avuto la fortuna di lavorare in un ambiente che mi ha consentito di farlo». 

Per il resto, Benitez avrà da lavorare. Si è creata di nuovo una situazione poco piacevole (pur non essendo ultimi come il Borussia Dortmund) e c’è il rischio di rovinare anzitempo una stagione che invece può dirci e darci ancora tanto. Benitez faccia Benitez, il Napoli torni ad assomigliare alle sue squadre. Noi però torniamo a essere il pubblico che un tempo il mondo ci invidiava. 
Massimiliano Gallo

p.s. Il Mattino ha lanciato un altro sondaggio: “

secondo te l’avventura di Benitez è ormai finita?”. Vabbè, è tempo perso, rassegniamoci davvero.


ilnapolista © riproduzione riservata