ilNapolista

Il bilancio del Napoli smaschera la leggenda del pappone

Il bilancio del Napoli smaschera la leggenda del pappone

E insomma, il giorno della presentazione del bilancio del Napoli è arrivato. Il giorno dello smascheramento del pappone che lucra sulla passione di noi poveri altri che gli versiamo migliaia e miglia di euro nelle casse è arrivato. E incredibilmente – meraviglia! – si scopre che Aurelio De Laurentiis ha rasentato il rischio di fare il passo più lungo della gamba. Più correttamente, si è spinto al limite. Come scrive Marco Bellinazzo, giornalista del Sole 24 Ore, che ha analizzato il bilancio chiuso al 30 giugno 2014. Un bilancio record per il fatturato (234 milioni) che però si basa su ricavi straordinari (Cavani, la Champions) e non strutturali. Non solo, ma il pappone che non caccia i soldi ha aumentato gli ingaggi del 33% e questo comporta gravi limità di agilità e agibilità. Insomma, come scrisse Vettosi, non avendo de Laurentiis investito in infrasrutture e governance, ora si ritrova impossibilitato a muoversi pur avendo – a detta di Bellinazzo – al 30 giugno 2014 (quindi prima del mercato estivo) in cassa 42 milioni di euro.

È incredibile come la marea montante sia stata capace di alimentare una così tale quantità di sciocchezze e bugie sul reale stato di un’azienda che sembra invece – come spesso ripetiamo – quella guidata da un uomo che ha sicuramente limiti di visione (come scrisse giustamente Vettosi) ma che nella sua condizione di ditta individuale – così noi del Napolista definimmo il Napolisi è praticamente spinto al suo limite, non avendo avuto la capacità di sviluppare altri settori. Limite – lo ricordiamo – che non equivale al fallimento per debiti. Quello sarebbe un suicidio imprenditoriale, che è altra cosa. 

Insomma, altro che pappo’ cacc’e sorde, slogan strillato anche da voci e testate autorevoli di questa città che giustamente se ne fregano dell’abc dell’economia aziendale: nuie amma vencere e ’o tifoso adda’ sfuga’. Con gli acquisti di Higuain e Callejon e l’ingaggio di Rafa Benitez, De Laurentis ha compiuto la scelta più coraggiosa della sua gestione. Scelta che si è successivamente scontrata con l’esclusione dalla Champions League. 

Altro particolare non irrilevante è che questa società non ha debiti: né con le banche né con finanziatori. Non tutti considerano questo un aspetto positivo. Non tutti, ovviamente, considerano che così De Laurentiis si metta in una posizione di non ricattabilità, particolare non da poco in un ambiente in cui una società che ha investito tantisissimo è stata rivoltata dalla propaganda come la cassaforte di una persona in danno di un’intera comunità. Chissà quanto quella propaganda così ben riuscita sia stata spontanea visto che ha raggiunto il risultato di desertificare il San Paolo creando un ulteriore danno economico oltre a quello derivante dalla mancata Champions. In soldoni, mentre il Napoli lottava per il suo futuro – contro il Bilbao – il San Paolo fischiava e sognava un emiro che conducesse i tifosi del Napoli laddove meritano di stare: nell’olimpo del calcio.   

Sono parole al vento, lo sappiamo bene, che ci porteranno solo altre accuse di essere al soldo del presidente. Quanta tristezza. E quanta amarezza. Per una città che incredibilmente non riesce a godersi le sue bellezze. Vale per il turismo e anche per altro, come il calcio ad esempio.
Massimiliano Gallo

ilnapolista © riproduzione riservata