ilNapolista

Se Zeman cambia modulo e rinnega se stesso (e il Cagliari vuole esonerarlo)

Da zemaniano, è la prima volta che comprenderei l’esonero di Zeman. Lo comprenderei perché il boemo ha commesso l’errore più grave: rinnegare le proprie idee, il proprio credo. Dopo oltre vent’anni di calcio dogmatico, votato allo spettacolo, basato su una condizione atletica più sportiva che calcistica. Perché, vale la pena ricordarlo, i calciatori non sono proprio atleti, il fenomeno Bale (era un ottimo mezzofondista) lo ha evidenziato in maniera imbarazzante; qualche anno prima di lui, ci pensò Briegel, ex decatleta.

Quel Cagliari schierato col 4-4-2 o una sua variante contro l’odiata Juventus è stata un tuffo al cuore. Ricordo che capitò anche a Napoli. A Lecce e forse anche a Perugia, il boemo staccò Fresi ultimo uomo. Ma il 4-4-2 (più precisamente il 4-3-1-2) a inizio partita posso capire che faccia sorgere più di un dubbio al presidente del Cagliari: se non ci crede più lui, come possiamo noi credere in lui? La domanda è legittima. Chi prende Zeman sa a che cosa va incontro, sa che cosa sceglie: l’amore per lo sport, l’insegnamento calcistico, la valorizzazione dei giovani. Calcio offensivo, diagonali, tagli, sovrapposizioni. E tutto il resto che ben conosciamo. 

Nel suo ultimo libro, Valdano ricorda le polemiche che accompagnarono l’esordio di Guardiola sulla panchina del Barcellona. Esordio, ricordiamolo, che fu una sconfitta contro il modesto Numancia. E ricorda che fu fondamentale, per Pep, non rinnegare le proprie scelte e difendere i propri giocatori tra cui lo sconosciuto Busquets che fin lì aveva giocato solo in Terza Divisione. Alla terza giornata, dopo una sconfitta e un pareggio, Guardiola era già sulla graticola. Non cambiò il suo credo e segnò sei gol al Gijòn. Ecco cosa scrive Valdano in Le undici virtù del leader: «Guardiola vinse una partita ancora più importante: acquistò credibilità davanti ai giocatori. Pep mise bene in chiaro che le sue convinzioni erano molto al di sopra della paura del risultato. Dimostrò coraggio, un coraggio indiscutibile che nei quattro anni successivi fu la sua bandiera. Se l’allenatore è coraggioso e esercita un’autorità morale sulla squadra, tutto il gruppo avrà coraggio. Guardiola ha dato prove costanti di coraggio tattico durante il suo brillante periodo nel Barcellona, ma stabilì il modello quel giorno a Gijòn». 

Ciò ovviamente non implica che Zeman non abbia più coraggio. Di certo però, il cambio modulo è stato un segnale di debolezza, di minor convinzione nei propri mezzi e nelle proprie idee. Oltre a segnare un momento storico. È per questo motivo che, seppure con la morte nel cuore, posso riuscire a comprendere l’eventuale esonero del boemo. Stavolta il primo a rinunciare a se stesso è stato lui. Anche se la decisione del Cagliari è senz’altro è una decisione sbagliata, come si rivelò anche per la Roma due anni fa.  

Detto questo, tutto quel che penso di lui resta immutato.
Massimiliano Gallo

ilnapolista © riproduzione riservata