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La lezione di Benitez sull’autolesionismo di Napoli: «La città scelga se lamentarsi o sostenerci»

La lezione di Benitez sull’autolesionismo di Napoli: «La città scelga se lamentarsi o sostenerci»

Se qualcuno fino a oggi poteva nutrire qualche dubbio sul reale pensiero di Rafa Benitez a proposito di Napoli e dell’ambiente napoletano, da oggi possiamo dire che qualsiasi dubbio può definirsi fugato. Nella inconsueta sede della Stazione Marittima, il tecnico spagnolo ha tenuto una conferenza stampa che ancora una volta è stata una sorta di lezione di cultura sportiva, un corso su come creare l’ambiente idoneo a raggiungere i risultati. 

Autodistruzione. È stato questo il termine più volte citato da Benitez. Dove per autodistruzione si intende l’autolesionismo dell’ambiente. Ha cominciato a battere su questo tasto alla prima domanda e non lo ha mollato fino alla fine, aggiungendo via via qualche tassello in più. Fino a giungere alla frase che possiamo considerare centrale: «A Napoli si ha avuta la possibilità di avere per due anni determinati giocatori. Ora dovete scegliere che cosa fare: essere compatti e al nostro fianco per far sì che questa squadra raggiunga determinati obiettivi, oppure proseguire nelle critiche e nello spirito autodistruttivo per poter dire alla fine: “Avevo ragione io” e poi, però, constatare che quella squadra non ci sarà più. Perché se non raggiungiamo determinati obiettivi, questi giocatori non potranno rimanere a Napoli». Una lezione anche di economia aziendale. Benitez ha detto chiaro e tondo quel che in realtà era emerso in maniera fin troppo chiara dalla recente pubblicazione del bilancio del Napoli. Se il Napoli non andrà in Champions, questa squadra perderà dei pezzi, ovviamente quelli di maggior pregio. 

Ha citato ancora una volta una proverbio spagnolo: «L’uomo è l’unico animale che inciampa due volte sulla stessa pietra».

Ha citato i cori anti Napoli ascoltati a Milano: «Invece di compattarsi contro questi cori di discriminazione territoriale, preferiamo lamentarci e contribuire alla distruzione. Questo non aiuta. Poi certo noi siamo professionisti, dobbiamo fare il nostro lavoro al meglio e vincere. Ma bisogna capire che lamentarsi non aiuta. Bisogna chiedersi in che modo si può contribuire al raggiungimento di un risultato che è positivo per tutti». Ha ricordato la sua esperienza al Chelsea: «Non è vero che avevo tutti contro, era un piccolo gruppo di tifosi che mi contestava». 

Benitez non ha mollato la presa. Ha fatto riferimenti a illazioni, è tornato di nuovo sullo schema “vicino del cugino della cognata”. «Se qualcuno dice che ha notato in campo che un calciatore ha guardato in un certo modo l’allenatore e quindi ne ha dedotto che c’è una spaccatura non ne usciamo più». Benitez in conferenza ha citato anche Eduardo de Filippo e la frase di Natale in Casa Cupiello riportata l’altro giorno sul Napolista da Raniero Virgilio “Napoli, si tu muor mor pur’io” come esempio virtuoso di concezione del tifo. 

È stato questo il leit motiv della conferenza. Ha parlato anche di altro, ovviamente. Ha detto che il Napoli deve migliorare, soprattutto sotto l’aspetto della continuità. Benitez non è stato tenero nemmeno con la squadra: «Tutti devono migliorare. In Spagna Luis Aragones dice: “ciascuno ha la sua personalità”. Abbiamo calciatori che hanno qualità e calciatori hanno quella che voi definite cattiveria. È difficile trovare calciatori che hanno entrambi questi aspetti. Calciatori forti sia tecnicamente che come personalità sono difficili da trovare, saliamo di livello. Serve tempo per migliorarsi, a ogni livello, anche sotto il profilo mentale. Come si può modificare questo atteggiamento? Lavorando. Urlare non serve, serve a farli correre di più ma se poi non sanno cosa fare a che serve?».

Benitez ha parlato di intelligenza in campo. Di esperienza che si acquisisce partita dopo partita: «Koulibaly, per fare un esempio, è forte ma è giovane. Deve crescere e lavorando diventerà ancora più forte. Come è successo con Insigne. Ora tutti si accorgono che senza Lorenzo non stiamo vincendo, eppure è stato a lungo criticato. Lui però ha continuato a lavorare, non ha ascoltato quelli che dicevano che doveva giocare più avanti o altro ancora. Ha ascoltato noi. Anche Albiol deve migliorare, deve lavorare sulla concentrazione. Ma ci vuole tempo».

L’allenatore spagnolo ha parlato di intelligenza calcistica. «È stupido parlare di moduli. Il calcio è per gente che capisce di calcio. Che cosa c’entrano i moduli? Se gli avversari cambiano disposizione in campo dopo cinque minuti, che faccio, prendo il manuale e ricordo ai calciatori quello che c’è scritto a pagina 15? Serve intelligenza in campo, è questo che fa la differenza».

Benitez ha continuato a sostenere che il Napoli di quest’anno ha più equilibrio rispetto a quello dello scorso anno. A proposito del ritiro, ha smontato le versioni accreditate dai media: «È stata una decisione presa di comune accordo quella di dormire a Castel Volturno e di ritrovarci insieme il lunedì mattina per discutere della partita». Non si è sbilanciato sul contratto, come al solito, ma ha aggiunto un dettaglio non irrilevante: «Negli ultimi quindici giorni ho rifiutato due offerte per quattro anni, con uno stipendio più alto che qui». Come a ricordare che lui, se qualcuno non lo sapesse, un mercato lontano da Napoli ce l’ha eccome.

Ha ribadito la sua idea di calcio, vuole tornare a rivedere il suo Napoli. «Ci mancano dieci punti in classifica, a volte meritavamo di più. Altre volte abbiamo giocato meno bene, come contro il Palermo, l’Empoli e il Cagliari. Tutti mi dicono del calcio italiano, poi guardo gli stadi e noto che sono spesso vuoti, quindi questo calcio italiano non piace nemmeno alla gente». Ovviamente ha parlato anche del Parma e ha detto che è una squadra da non sottovalutare anche se è ultima in classifica. 
Massimiliano Gallo

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