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Dobbiamo dire grazie a Mazzarri se oggi c’è Benitez? E allora grazie Mazzarri

Dobbiamo dire grazie a Mazzarri se oggi c’è Benitez? E allora grazie Mazzarri
L'abbraccio al San Paolo tra Benitez e Mazzarri

Ci sono i grati a vita, quelli che stanno godendo e non poco, quelli che si trincerano dietro la riconoscenza, quelli (alla Behrami) che non si gioisce delle disgrazie altrui, quelli che non godo per Mazzarri ma per tutte le vedove che ci hanno asfissiati in questi quindici mesi, quelli che non dimenticano tutto quel che il buon Walter ha fatto per il Napoli, persino quelli che Milano un giorno se ne pentirà. E forse potremmo continuare ancora. 

A modo loro, hanno tutti ragione. Beh, forse l’ultima categoria può essere depennata da questa democristiana conclusione. Dove siamo noi? O meglio, dove sono io? Sono tra quelli che godono, non c’è dubbio, ma non per Mazzarri che considero un buon allenatore e una brava persona incapace di reggere la tensione, il confronto e un filo pieno di sé (un filo eh). Basta ricordare quella sua litania: “mai esonerato in vita mia”. Perché poi il calcio, come la politica, è anche spaccatura interna. E quindi godo per tutti quelli che in quindici mesi a ogni passo falso (e continueranno al prossimo) ci ammorbavano loro e il presunto mago di San Vincenzo.

Perché poi Mazzarri è un buon allenatore. È innegabile. Un Novellino riuscito meglio. Oppure, per dirla alla Mario Colella, Conte è un Mazzarri riuscito. Impossibile, per certi versi parlarne male. È innegabile che il salto di qualità il Napoli lo ha compiuto con lui. Lo abbiamo scritto tante di quelle volte. Con lui abbiamo disputato una Champions da urlo. È altrettanto innegabile, però, che aveva raggiunto il suo limite. E oltre non sarebbe mai potuto andare. In cuor suo – spero per lui – lo ha sempre saputo. È il motivo per cui, comprensibilmente per carità, avrebbe lasciato Napoli per la Juventus così come ha fatto l’anno dopo per l’Inter. Tutto giusto, sapeva che aveva ottenuto il massimo anche dalle sue possibilità. E poi le ambizioni sono sacrosante. Napoli, praticamente per tutti (quasi tutti) gli allenatori della nostra squadra, è sempre stato un trampolino di lancio. Alcuni lo hanno sfruttato al meglio: Marcello Lippi; altri meno. A un certo punto vai a scontrarti con i tuoi limiti e lì c’è poco da fare. Disse si lui lo scrittore Marco Ciriello: “Non mi interessa perché non ha mondo”.

Mazzarri ha pensato di essere più bravo di quanto in realtà è. Ha delle doti non comuni nel riuscire a infondere motivazioni ai calciatori, nel renderli fedeli a sé e alla sua idea di gioco. A Napoli ha compiuto veri e propri prodigi: su tutti, quello di Grava. Ma anche Pazienza che giocò un’annata straordinaria prima di finire nel dimenticatoio alla Juventus. Senza dimenticare Maggio. Insomma, ha fatto ben più di quanto ci aspettassimo. E chissà che il segreto non sia stato proprio questo. 

Quel che non ho mai sopportato di lui è il post partita, quel suo arrampicarsi sempre sugli specchi. Il negare l’evidenza, lo scaricare le responsabilità sempre o quasi sempre su qualcun altro. Fino alla battuta finale sulla pioggia che è stata – ironia della sorte – la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Milano non è Napoli e lì la tensione è perenne e un certo atteggiamento non te lo perdonano. Se non ti sai comportare in società, non ti vogliono. Anche Allegri pagò dazio quando Berlusconi lo rimproverò perché si presentò spettinato davanti alle telecamere. Milano è così. E poi Milano poco accetta il ridimensionamento cui è relegata ormai da qualche anno. Gli interisti sono fermi al triplete, i milanisti devono tornare ancora più indietro. Perciò prendono Mancini, provano a rifarsi gli occhi. Quanto a Mazzarri, ovviamente, avrà modo di rifarsi. Non gli mancheranno certo le occasioni e noi gliele auguriamo.  

Da noi, ovviamente, il dibattito non si esaurirà. Anzi. Ai prossimi falsi del nostro Rafa, le vedove di Walter torneranno a farsi sentire. Presto, molto presto, qualcuno scriverà di un clamoroso ritorno. Insomma, il film è noto. Per ora mangiamo i popcorn in santa pace. Perché è bello pensare che oggi sulla nostra panchina c’è un uomo che la tensione se la mangia, che se il gioco non si fa duro non si diverte, che praticamente non ha sbagliato un acquisto da quando è a Napoli, che due settimane fa ha annichilito sul campo quella che era considerata la squadra più forte d’Italia. Come? È grazie a Mazzarri che oggi abbiamo Benitez? E allora grazie Mazzarri. Per sempre.
Massimiliano Gallo

p.s. ma Behrami parla mai dell’Amburgo? Così, per curiosità.

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