ilNapolista

Così Benitez sta cambiando il Napoli

Così Benitez sta cambiando il Napoli

(Un estratto dell’analisi del Napoli di Benitez a cura del blog @lamaledetta su l’Ultimo Uomo)

INTRODUZIONE

La storia degli esordi di Benítez è comune a molti suoi colleghi allenatori: Rafa era un canterano del Real Madrid che, tormentato dagli infortuni, abbandonò presto il calcio giocato e ottenne di far parte dello staff tecnico della Casa Blanca. I suoi primi passi da capo allenatore non furono entusiasmanti: esonerato nella stagione 1996/97 dal Real Valladolid quando era ultimo in Primera Division (il vecchio nome della Liga); cacciato dall’Osasuna dopo solo 9 partite l’anno successivo in Segunda Division. Nel 1998 e nel 2001 conquistò due promozioni con Extremadura e Tenerife e per lui si aprirono le porte del Valencia.

Benítez non fu comunque la prima scelta: Irureta, Mané e Aragonés avevano rifiutato la panchina di una squadra forse considerata a fine ciclo. Nelle due stagioni precedenti, i valenciani sotto la guida di Hector Cuper avevano conquistato due finali di Champions League, perse contro Real Madrid e Bayern Monaco; Benítez in tre stagioni conquistò due campionati ed una Coppa Uefa, impressionando per la matrice offensiva del calcio proposto dalla sua squadra.

Il suo avvio, nel 2004, sulla panchina del Liverpool fu folgorante: vinse la Champions League 2004/05 dopo essere stato sotto 0-3 all’intervallo contro il Milan, nell’ormai arcinota finale di Instanbul, dopo aver battuto Chelsea e Juventus nei turni ad eliminazione diretta. Nei restanti cinque anni, Rafa ha raccolto meno di quanto ci si aspettasse, portando a casa una FA Cup e una Supercoppa Europea, e soli piazzamenti in campionato. Dopo i rocamboleschi sei mesi alla guida dell’Inter (due trofei vinti) e altri sei non meno turbolenti alla guida del Chelsea (una Europa League conquistata), il 27 Maggio 2013 Rafa Benitez atterra sul pianeta Napoli.

DON RAFÈ

Il Napoli guidato per un quadriennio da Walter Mazzarri era una squadra che andava a folate, la velocità e la resistenza di Lavezzi e Maggio permettevano alla squadra una transizione difesa-attacco rapida ed efficace; Cavani era un formidabile terminale offensivo, nonostante il lavoro al quale era costretto in fase di copertura, ed Hamsik era abile ad arrivare a rimorchio da lontano, facendo perdere le sue tracce al diretto marcatore.

Benítez mostra dentro e fuori dal campo una mentalità e un’idea di progetto che vuole far compiere al Napoli, prima come società poi come squadra, il definitivo salto di qualità. Dopo pochi mesi ha coniato il motto “Sin prisa pero sin pausa”, che punta dritto il dito all’intensità che l’allenatore spagnolo pretende dalle sue squadre: giocare senza fretta ma senza pause significa portare una pressione costante agli avversari, indipendentemente dal fatto che si sia in possesso o meno del pallone. Un’attitudine mentale che ha permesso al Napoli di battere Juventus, Roma, Arsenal e Borussia Dortmund; e che, quando è mancata, non ha permesso agli Azzurri di difendersi neanche dal Cagliari. (prosegue qui)
@lamaledetta

ilnapolista © riproduzione riservata