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Benitez rompe l’isolamento del calcio italiano attorno a Zeman. Con buona pace di Andrea Agnelli

A memoria, non era mai capitato che un allenatore di serie A si schierasse apertamente con lo Zeman extra-campo, con quello Zdenek Zeman che ha finito per essere identificato con le sue battaglie per lo sport, per un modo sano di vivere il calcio. L’endorsement, se così possiamo chiamarlo, è arrivato da Castel Volturno, da Rafa Benitez che non ha avuto tentennamenti nel dire che «i fatti hanno dimostrato che aveva ragione». Ha risposto così a una domanda in cui gli si chiedeva il suo parere sulle battaglie del boemo in tema doping e non solo, anche dell’universo Moggi che va dalla Gea fino alla retrocessione in serie B della Juventus per illeciti sportivi. «L’unico suo problema è che fuma troppo, magari devo stargli lontano ma solo per questo. Per il resto, per le sue idee, le sue lotte nel mondo del calcio, ha cento per cento ragione», ha detto l’allenatore del Napoli. 

Lo ha detto nemmeno 24 ore dopo le dichiarazioni rilasciate da Andrea Agnelli alla Triennale di Milano, dove il presidente della Juventus – come al solito – non ha avuto parole di condanna per Luciano Moggi; anzi, stavolta ha persino parlato di perdono.

Per la prima volta, dunque, Benitez sancisce una linea di demarcazione piuttosto definita tra chi ha un’idea sana di calcio, di calcio inteso come sport e tra chi ritiene, invece, ogni mezzo lecito pur di conquistare la vittoria.  

Per chi è zemaniano e rafaelita, le dichiarazioni di oggi rappresentano la chiusura del cerchio. L’idea che un altro approccio al calcio e più in generale alla competizione è possibile. L’idea che il risultato non è tutto; è certamente importante, non più, però, del modo attraverso cui lo si persegue.

Mai, finora, Zeman aveva ottenuto un simile e pubblico attestato di stima. Il boemo ha sempre pagato in prima persona le proprie battaglie. È francamente inspiegabile che un insegnante di calcio possa essere rimasto tanti anni lontano dalla serie A, costretto ad allenare in campi di periferia. Dove, peraltro, ha contribuito a formare giovani calciatori che ne hanno beneficiato. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono stati i ragazzini terribili del Pescara: Verratti, Immobile e appunto Insigne. I primi due ora giocano all’estero – al Paris Saint Germain e al Borussia Dortmund – il terzo domani non potrà esserci a causa dell’infortunio di Firenze e del conseguente intervento ai legamenti crociati del ginocchio.

La dichiarazione di Benitez su Zeman pone anche il Napoli, probabilmente per la prima volta, in una posizione definita nel calcio italiano. Non dimentichiamo che quest’estate, nella corsa alla presidenza della federcalcio, Aurelio De Laurentiis si era inizialmente schierato al fianco di Juventus e Roma in appoggio alla candidatura di Albertini per poi, da un giorno all’altro, cambiare posizione e appoggiare Tavecchio al fianco di Galliani e Lotito. Appoggio che non è venuto meno neanche dopo la gaffe razzista in cui è incappato l’attuale numero uno del nostro calcio.

Insomma, quella di domani tra Napoli e Cagliari potrebbe essere definita la partita degli onesti o comunque degli amanti dello sport. Da oggi, dopo anni di isolamento, Zeman ha trovato qualcuno che non ha paura di appoggiarlo. È significativo e triste al tempo stesso che questo qualcuno non sia italiano – così come, del resto, lo stesso Zeman. È l’ennesimo segnale di un’arretratezza culturale sotto il profilo sportivo. E l’ennesima dimostrazione della diversità di questo signore madrileno che sta provando in ogni modo a infondere un punto di vista diverso, che non si fermi al punteggio finale ma che richiami principi non marginali quali l’onestà, la correttezza e l’educazione. Per tanti anni, quasi venti, nessuno in Italia ha avuto il coraggio di pronunciare le parole dette oggi da Benitez: «Zeman aveva ragione al cento per cento. I fatti lo hanno dimostrato». Con buona pace di Andrea Agnelli e della sua idea di sport. 
Massimiliano Gallo

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