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“Lo giuro, non l’ho toccata io”. Insigne come i ragazzini che giocano a pallone

“Lo giuro, non l’ho toccata io”. Insigne come i ragazzini che giocano a pallone

Ho trascorso gli anni dalla quinta elementare alla terza media giocando a pallone. Per strada, come era consuetudine per tutti i ragazzini della mia generazione. Sono nato nel millenovecentosettantasei. La mia cameretta era piccola, uno sgabuzzino che con un letto a castello dividevo con mia sorella. Due piccole pareti equamente divise. Duran Duran per lei e naturalmente Napoli per me. Foto, su foto. Erano quegli anni lì, ma Lui non la faceva da padrone, c’era come c’erano tutti gli altri. Solo che la Sua foto era un po’ più grande. Ma per il resto nessuna discriminazione. Li amavo tutti, sul serio.

Il pomeriggio, ogni maledetto pomeriggio, si scendeva, con qualunque temperatura, a giocare, prima dei compiti per il giorno dopo. Si giovava due contro tre, quattro contro quattro, sei contro sei. Come capitava. Si cambiavano le formazioni se dopo pochi minuti si notava che una era troppo più forte dell’altra: “guagliù, ammiscamm e squadre”. Si giocava fino a che si poteva. Fino a che ce la si faceva. Fino a che il pallone non si bucava o si perdeva. Fino a che il proprietario del garage che veniva preso a pallonate non minacciava di chiamare i carabinieri oppure, se non peggio, i genitori che fingeva di conoscere. Era attimi di puro terrore: “Signore, lo giuro, noi mò siamo arrivati, c’erano i ragazzi grandi prima di noi”, lo giuravo mano destra sul cuore e mano sinistra in alto. Era un atto solenne. Lo stesso atto che si usava per dire di non averla toccata se la palla andava fuori o per qualunque azione dubbia durante le nostre partitelle. “Te lo giuro”.

L’ho rivista ieri sera quella scena. Pari pari. Lorenzo Insigne è davanti ad Handanovic, tira contrastato da un interista, colpisce il palo e la palla va fuori. Si gira verso l’arbitro e dice: “Lo giuro, non l’ho toccata io”, lo ha detto usando l’atto solenne. Mano destra sul cuore, mano sinistra in alto. Ecco, nel mio piccolo, mi sono emozionato. Lorenzo stava giocando a calcio. Sotto i garage o alla “Scala”, sempre pallone è.
Matteo Forte

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