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Per me il Chievo è come il Real Madrid

Per me il Chievo è come il Real Madrid

Lo dichiaro subito: non ho nulla contro il Chievo. C’è stato un tempo in cui ho pensato che la squadra veronese potesse essermi addirittura simpatica. Squadra di una frazione di Verona, tanti anni di permanenza in A, molti giovani lanciati, un’amministrazione oculata, un presidente con la faccia di eterno, ma un po’ triste, guagliunciello. E poi ci fu quella storia molto napoletana di quando Eriberto se ne uscì con: «Ma qua’ Eriberto, io mi chiamo Luciano». Per non parlare di Pellissier che ci aveva ricordato che ad Aosta tengono i campi da calcio, e non in salita. Mi dava un po’ fastidio la questione del pandoro (vedi sponsor storico), vivendo a Milano ho imparato a tifare per il panettone che, parliamoci chiaro, vince pure sugli struffoli; fastidio che avrei potuto superare. Sarebbe andato tutto benissimo tra me e il Chievo se qualcuno non avesse deciso che, durante i campionati di serie A, i veronesi avrebbero dovuto giocare contro il Napoli.

E veniamo a noi. Stiamo parlando di anni e anni di intossicamenti, di pareggi inspiegabili, con gol realizzati da giocatori insondabili, di sconfitte casalinghe con marcatori che non conoscevamo e che mai avremmo preso in considerazione nemmeno per il Fantacalcio. Tipo Sardo, senza offesa, per carità. Tutta questa premessa è per raccontarvi che a me i giorni che precedono la partite tra Napoli e Chievo mi procurano la stessa ansia di un Napoli–Real Madrid, anzi siccome col Real Madrid non giochiamo quasi mai (più mai che quasi), dico che mi procurano la stessa ansia e tormento di quel Napoli–Real Madrid (vi conosco e non rievoco i dettagli). Il Chievo è il mio Real Madrid. Per me Paloschi è Butragueño. Se si gioca di domenica io vado in ansia Real dal martedì. La sera non riesco a mangiare, mi muovo per casa come un animale in gabbia, contando che casa mia sarà una quarantina di metri, la metafora è precisa. Non rispondo al telefono, non parlo di calcio. Per dormire mi ci vorrebbe lo Xanax, per il mal di testa da Chievo ci vorrebbero medicinali non più di moda, cose come le gocce di Novalgina.

Questa settimana pensavo di essermi messo in salvo: non la guardo, non seguo i Social Network, non guardo i whatsapp degli amici di Napoli, eccetera. Contavo di tirare fino a oggi (lunedì, ndr), tarda mattinata, a cose compiute, a notizia già vecchia di qualche ora. A quel punto che avessimo perso o vinto non avrebbe avuto più alcuna importanza, saremmo stati già tutti proiettati sull’Europa League, ma la vita è fatta di segnali. Il primo segnale è arrivato stamattina: il bar della stazione di Venezia era chiuso. In quattro anni non era mai successo: niente cornetto Callejon, niente verifica sui cornetti Zuniga e, soprattutto, fame fino a Milano e il pensiero di prendere un caffè in treno che sul palato fa l’effetto di un cross di Maggio. Ho comprato la Gazzetta ma non ho avuto alcun bisogno di aprirla perché un collega milanista ha pensato bene di mandarmi una e-mail senza oggetto e mi ha fregato (le bestemmie non le riporterò qui, vi basti sapere che è stato servito). La mail cominciava col risultato e poi continuava con una cronaca talmente dettagliata da farmi venire voglia di presentarmi in ufficio con un mitra. E quindi Maxi Lopez, quello con le meches; quindi una cinquantina di tiri da parte del Napoli; quindi Bardi: di grazia chi è costui? Quindi un rigore sbagliato dal Pipita; quindi fischi del pubblico (anche se solo verso la fine). Ma tu vedi se ogni volta deve essere la stessa storia, ma non potevano retrocedere pure loro come il Bologna? Dopo la doppietta di Rolando Bianchi (cosa che non gli riusciva dall’oratorio) del campionato scorso, ho cominciato a secciare gli emiliani, il Chievo, però, è più forte di ogni cosa. Non ci possiamo fare niente, deve essere qualcosa che sta nel pandoro che per noi è tipo Kryptonite.

Note a margine:

–  A Milano i cornetti c’erano

–  Non è crisi è Chievo

–  La maglia di jeans è bruttarella

–  Sulla Gazzetta di oggi stiamo a pagina 26

 Gianni Montieri
@giannimontieri

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