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Il Napoli è un malato grave. Ma solo chi conosce la malattia può individuarne la cura

Il Napoli è un malato grave. Ma solo chi conosce la malattia può individuarne la cura

Il malato è grave. C’è poco da dire. Contro il Palermo, il Napoli ha decisamente giocato la partita più brutta di questo pur disastroso inizio di stagione. Peggio di Bilbao, almeno lì giocavamo in Champions non contro una neopromossa.

D’improvviso, la squadra si è liquefatta. L’abbiamo vista tutti. E dire che meglio la gara non poteva cominciare. Due a zero dopo dieci minuti. E invece la sensazione è che se pure l’arbitro ci avesse assegnato d’imperio due gol sul 3-3, sarebbe finita 5-5.

Una squadra senza drenaggio. Una squadra non squadra. La sentiamo in lontananza la voce: “e ora ve ne siete accorti?”. La risposta è sì. Perché il Napoli male come ieri sera non aveva mai giocato. A Bilbao certo, ma quattro giorni dopo questa squadra aveva dimostrato di saper reagire. A Genova, ok, ma – come abbiamo successivamente verificato a nostre spese – quando sei preda di un male oscuro, non importa l’avversario che hai di fronte. Contro il Chievo abbiamo disputato un primo tempo da Napoli di Benitez, per poi dissolverci. E a Udine non abbiamo subito un tiro in porta che fosse uno (tranne il gol).

Ieri, invece, il Napoli è parso in balia del Palermo. Una difesa irriconoscibile. Un Albiol che è il fantasma di se stesso. Un centrocampo slegato in cui giganteggiava Gargano. Così come davanti ci siamo aggrappati a Zapata, il migliore in campo dopo l’uruguaiano. Insomma, una prestazione preoccupante. Così come preoccupanti sono stati i venti minuti giocati da Higuain. Con lui in campo non abbiamo mai tirato in porta.

Le domande sono scontate: che cosa è successo? Cosa fare adesso?

Andiamo per ordine. Sappiamo che in relazione alla prima domanda in tanti la pensano diversamente. La verità, però, è una: non sappiamo che cosa è successo. Questa è la sola verità. Poi ciascuna piega la realtà alle proprie convinzioni: la volontà di non spendere di De Laurentiis, l’integralismo tattico di Benitez. Noi però non ci crediamo. Il Napoli è riuscito fare di Castel Volturno una fortezza inespugnabile. Non si sa nulla di quel che accade tra quelle mura. Non sappiamo quali siano i rapporti tra De Laurentiis e Benitez (possiamo intuirli, non più di quello). Non sappiamo perché il presidente ha promesso due acquisti e poi ci ha lasciati a bocca aperta. Provocando – è bene sottolinearlo – un danno innanzitutto alla sua azienda. Oggi il Napoli non ha lo stesso valore di qualche mese fa. E rischia di deprezzarsi ulteriormente. L’immagine ne è offuscata. Il San Paolo semivuoto vale più della più dettagliata tra le due diligence. Sono dettagli non irrilevanti.

Cerchiamo di essere sinceri. Ok, la campagna acquisti non c’è stata. Ma questa è la stessa squadra dell’anno scorso. Si è indebolita in un solo ruolo (non secondario): il portiere. Dove abbiamo perduto un condottiero, un leader, uno che conosceva a memoria lo stile di gioco di Benitez. Anche se – va detto – le amnesie c’erano pure con lui in porta. Per il resto, Behrami non era più titolare; Pandev lo avete sempre massacrato; idem per Fernandez (oggi qualcuno farebbe giocare lui e non Koulibaly?). Qualcuno può dire che questo Napoli sia più debole di Chievo, Udinese e Palermo?

Proseguiamo. Può improvvisamente Rafa Benitez essere diventato un brocco? Può non piacere, per carità. È legittimo. Ma che una sua squadra rischi di prendere gol a ogni azione avversaria era francamente imprevedibile persino dal suo più strenuo contestatore. È lui il male? Siamo certi che esonerando Benitez, il Napoli si risollevi?

Non sapendo nulla, non possiamo avere le risposte. Ma c’è chi sa. La società e l’allenatore sanno sicuramente perché una squadra che lo scorso anno ha battuto due volte la Roma, una volta la Juventus e vinto la Coppa Italia, improvvisamente sembra una squadra di dilettanti allo sbaraglio. Senza carattere. Senza grinta. Pronta ad offrirsi alla prima offensiva dell’avversario. Presidente e allenatore (perché il Napoli sono loro due e basta) sanno se ci sono malumori interni. E a che cosa sono dovuti. Sanno perché due degli uomini voluti da Benitez – Albiol e Higuain – sono i fantasmi dei calciatori apprezzati lo scorso anno. Ripeto, non abbiamo elementi per decidere. Ma loro li hanno. È una questione tecnica? Psicologica? C’è altro? È apprezzabile il tentativo di lavare i sporchi in famiglia. È sacrosanto. Ma vanno lavati. Il problema va affrontato. 

Il Napoli visto ieri sera è un malato che sembra non credere più nella guarigione. Ed è la cosa più grave che possa capitare. A questo punto, spetta a chi ha le cartelle cliniche prendere una decisione. Noi possiamo solo aspettare. Magari discutere. Rivendicare i rispettivi l’avevo detto. Non di più. Perché non sappiamo niente. 
Massimiliano Gallo

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