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Benitez e De Laurentiis, dal grande freddo alla ricerca dell’echilibrio

Benitez e De Laurentiis, dal grande freddo alla ricerca dell’echilibrio

Era il 12 agosto quando il Napolista scriveva: “Il mercato del Napoli non c’è stato. Fin qui, ovvio. Ma non possiamo prevedere il futuro”. L’articolo, firmato da Massimiliano Gallo, era titolato: “Il grande freddo tra De Laurentiis e Benitez”. È ancora il cuore del problema. Un grande freddo che, a dispetto delle versioni ufficiali e pubbliche, è rimasto intatto. Il Napolista ne parlò per primo. Era il secondo pezzo sul tema. Quattro giorni prima, mentre i social rimproveravano una linea di prematura intransigenza verso la società (ebbene sì, a inizio agosto succedeva questo), Vittorio Zambardino aveva scritto: “Non siamo improvvisamente diventati cacciasordisti e papponisti, i suoi meriti li conosciamo e non c’è bisogno di ripeterli come un rosario – ma resta il tormento, la “piccolezza” umana e l’incoerenza di stagioni spese così, un modo di fare che nell’epoca del calcio parlato 24 ore al giorno sette giorni alla settimana, dove interlocutori non amici spaccano il capello in 64 parti, contribuisce, ce ne fosse bisogno, a peggiorare l’immagine del club come di una nave diretta da un capitano bravo ma, diciamo così, eclettico. Ma soprattutto, ciò che rattrista è che mentre altri fanno i loro giochi veri e duri a livello nazionale, mentre le proprietà si consolidano con nuovi soci importanti, mentre altri gettano basi tecniche che si vedranno nel futuro, mentre tanti si pongono il problema di come uscire dal vicolo cieco e storto in cui è finito il calcio italiano, lei si dedica a questo gioco opaco, noioso e triste. Non le diremo che è carta conosciuta, Presidente, lei ha molte risorse che di certo non conosciamo. Le segnaliamo però che quando il gioco si fa duro, per esempio ai sorteggi di Champions, le carte del Napoli sono basse. Bassissime”.

Da allora ci sono state l’eliminazione in Champions e la partenza in campionato che abbiamo visto, ma anziché unirsi alla muta di cani che insegue la selvaggina abbaiando, è più sano provare a capire cosa è stato nel frattempo del rapporto tra Benitez e De Laurentiis, quali sono tuttora i misteri irrisolti e cosa probabilmente ci aspetta.

 

L’equivoco di partenza

Il Napoli fa sua la Coppa Italia in una notte drammatica, che colpisce molto soprattutto gli stranieri al loro primo anno in maglia azzurra. C’è il Mondiale alle porte, ai nazionali viene consegnato un programma di alimentazione e di preparazione atletica da seguire in vacanza, dopo il Mondiale, nelle settimane che precederanno il preliminare di Champions. La lista mercato di Benitez è nota a Bigon e De Laurentiis da tempo. Presi Ghoulam e Jorginho a gennaio, si devono stringere trattative bene avviate per un paio di ritocchi. Il famoso Gonalons e l’occasione-Mascherano da provare a cogliere, uno fra Skrtel e Agger in difesa. Il resto sono sfumature. 

Dopo l’estate 2013 da 100 milioni e passa di spesa, De Laurentiis sonda Benitez sul rinnovo del contratto. Benitez chiede investimenti sulle strutture, più campi a Castel Volturno, una sede più funzionale, un impianto che possa accogliere anche le squadre delle giovanili sparse in giro per la Campania. C’è una sua frase di marzo rivelatrice. “Dobbiamo crescere e migliorare le nostre strutture. Dobbiamo trattenere i nostri campioni e renderli felici”. Chiede che il Napoli si adatti alla sua idea di club all’avanguardia. E’ la condizione che pone per il rinnovo.  

De Laurentiis non vuole perderlo. Rafa è la sua polizza assicurativa in un segmento di calcio altrimenti irraggiungibile (Higuain, Reina, eccetera). Si impegna a fare dei lavori a Castel Volturno, ma in Benitez coglie delle perplessità. Lo spagnolo congela ogni discorso sul prolungamento del contratto e De Laurentiis da parte sua si raffredda. “Gli allenatori passano, la società resta” è una delle frasi rivelatrici della distanza fra i due. Traduzione: non sapendo se Rafa rimane, per gli acquisti seguirò i miei parametri, senza rischiare di comprare calciatori che al prossimo allenatore non andranno bene. E’ il momento in cui stiamo per infilarci in un imbuto.

 

Il mancato acquisto a centrocampo

Mascherano, da tempo in contatto con Benitez, decide di restare a Barcellona vincendo le sue iniziali resistenze su Luis Enrique. La seconda certezza che abbiamo su questa trattativa consiste nelle perplessità del presidente sul suo ingaggio. L’età è un ostacolo. La spesa per un ultra trentenne non è un investimento ma un costo. 

“Non è vero che abbiamo perso tempo con Mascherano”. A metà agosto, rispondendo alle accuse emerse dall’articolo di un quotidiano, Benitez sente il dovere di rispondere. “Abbiamo fatto una lista di tanti nomi” aggiunge. Traduzione: non mi sono impuntato, De Laurentiis aveva delle alternative. I nomi che in quei giorni sono associati al Napoli sfumeranno tutti tra molti misteri. Il francese Gonalons, il tedesco Kramer, il belga Fellaini. Come contorno Sandro, Lucas Leiva, Song, a un certo punto Obiang. Uomo dall’occhio lungo, Benitez sempre a metà agosto dice: “Non devo lamentarmi, devo preparare questa squadra, lavoriamo con i calciatori che abbiamo”. Traduzione: ho capito che forse non arriverà nessuno, per scelta o per difficoltà, meglio non bruciare quelli che sono qui. C’è Gargano, giocherà Gargano. Alla fine prenderemo David Lopez. Per il fatto di essere spagnolo sembrerà una precisa richiesta di Benitez. Anche qui, tra le righe, Benitez fa capire le cose come stanno: “Sarà un’ottima alternativa”. Traduzione: è una riserva.

Il mercato in difesa. 

Dopo le prime amichevoli, Koulibaly viene accolto con simpatia dal San Paolo alla luce di due o tre buone prestazioni. De Laurentiis distribuisce zucchero: “Bene Koulibaly. E’ stata una grossa intuizione del nostro Rafa”. Ma dopo la partita con il Paok Benitez lo corregge, in pochi se ne accorgono: “Koulibaly ha quello che cercavamo. Bravo Bigon e il suo staff, lavorano bene”. Traduzione: il francese sta giocando bene e allora posso dirlo con sollievo, ma non era lui la mia prima scelta, è una proposta di Bigon. 

Agger invece, uno dei nomi accostati al Napoli per mesi come una telenovela, lascia il Liverpool per andare al piccolo Broendby, in Danimarca.

Il mercato perfetto.

La divergenza di vedute fra allenatore e presidente si coglie addirittura in una frase di Benitez che apparentemente racconta piena sintonia. Prima del Chievo dice: “Abbiamo fatto un mercato fantastico”. Solo chi ha voglia di fermarsi qui, non tiene conto del seguito: “Un mercato perfetto secondo le regole imposte dal presidente”.  Imposte. Traduzione: la società si è data (mi ha dato) dei limiti e dentro quei limiti bisogna stare. Benitez spiega anche quali siano. “Cartellini bassi, ingaggio basso, età sotto i 28 anni e diritti di immagine”. Traduzione: se i parametri (gli ostacoli) sono questi, è un miracolo aver preso chi abbiamo preso. La piena sintonia fra i due non esiste, se non in superficie.

 

Gli obiettivi

“Io quest’anno mi gioco lo scudetto” spara grosso De Laurentiis a metà luglio da Dimaro. Negli anni precedenti aveva definito provinciale l’atteggiamento di chi sognava il titolo, mettendo in cima alle sue preferenze il palcoscenico europeo. Questa volta ribalta le priorità e punta tutto sul campionato. Perché lo fa? Bisogna mettersi nei suoi panni per capire. Ha appena rifiutato 30 milioni per Callejon, un no all’Atletico Madrid che avverte come un grosso sacrificio rispetto alla natura imprenditoriale del suo calcio (compro, valorizzo, rivendo) e come un gesto di rispetto per il lavoro di Benitez. E’ la prima volta dopo anni in cui De Laurentiis non cede neppure un giocatore di prima fila. Gli basta questo per avvertire come straordinaria (nel senso di non ordinaria) la sua estate. Per la verità si era cautelato raggiungendo un accordo con Lamela, che alla fine il Tottenham trattiene quando arriva in panchina un altro argentino (Pochettino) che prova a rilanciarlo. E’ verosimile ipotizzare che Callejon sarebbe stato ceduto se per Lamela ci fosse stato il via libera degli Spurs. De Laurentiis parla di scudetto perché in quel momento, a metà luglio, tutto sommato e dal suo punto di vista, si sente da scudetto. 

Ma Benitez non lo asseconda su questo terreno. Se nell’estate del 2013 aveva pronunciato la parola scudetto, stavolta con grande chiarezza il 2 agosto dice: “Lo scudetto? Roma e Juventus sono davanti. Chi ha terminato il campionato precedente con un grande vantaggio, oggi parte chiaramente da favorito”. Traduzione: sul mercato non abbiamo colmato la distanza. “E non dimentichiamo Inter e Fiorentina”. Sono le squadre più attive. A fine mese si aggiungerà il Milan. Torna a parlare di scudetto prima della partita con il Chievo, ma lo fa soprattutto per dichiarare che con un ambiente spaccato non si vince, perché dove regna la contestazione stabile le gambe tremano. 

Il futuro

Nel mezzo della contestazione a De Laurentiis e degli attacchi della stampa a Benitez, il presidente viene dato negli Usa per altri impegni imprenditoriali. “E’ un uomo di cinema che sta facendo buone cose nel calcio” dice Rafa prima della partita con il Chievo, altra frase che segnala un malessere. “Del rinnovo parleremo al suo ritorno”. Abbondano le voci: dalla cordata degli arabi al viaggio del presidente in Usa per cercare nuovi soci (smentite oggi ufficialmente con un comunicato ufficiale dal Napoli). De Laurentiis tace ma il cane si morde la coda. “Servono altri grandi acquisti per tenere Higuain”. Così disse Benitez ed era marzo. Per chi era quel messaggio, se non per lui?

Il 21 luglio scorso, a proposito del campionato che iniziava di nuovo con un allenatore che ha il contratto in scadenza, il Napolista scriveva: “Una tagliola che diventerà molto pericolosa in mancanza di risultati. Questo, ne siamo certi, Rafa lo sa benissimo. Alla prima battuta d’arresto si parlerà della mancanza di chiarezza per il futuro. È una strada impervia quella che attende Benitez. Che pure ha, nel giro di dodici mesi, cambiato volto alla squadra e regalato una robustezza che non percepivamo da anni. Se gli ponessimo la domanda, sappiamo già come risponderebbe: occorre echilibrio”.
Il Ciuccio

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