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Sconfitta meritata, ora il Napoli si chieda cosa vuole fare da grande

Sconfitta meritata, ora il Napoli si chieda cosa vuole fare da grande

Napoli fuori dalla Champions League. Meritatamente. Perché il Napoli, questo Napoli, non ha fatto niente per guadagnarsi l’ingresso nel calcio che conta in Europa. Uno a uno al San Paolo e poi una sconfitta per 3-1 al San Mames, uno stadio bello ma “normale” dal punto di vista del tifo. 

Sono quasi le quattro di notte e vi scriviamo da Bilbao dove si è appena chiusa la notte di festeggiamenti. In giro ci sono solo i mezzi addetti alla pulizia delle strade. Un pubblico giovane ha festeggiato il ritorno in Champions League dopo sedici anni. L’Athletic Bilbao ha battuto il Napoli di Benitez e Higuain dopo essere passato in svantaggio all’inizio del secondo tempo. 

Ma procediamo con ordine. Il Napoli è arrivato a Bilbao in una condizione singolare per una squadra che dichiara di ambire a entrare tra le grandi d’Europa. Con un non mercato e con una guerra fredda tra allenatore e presidente, guerra in corso da un mese e di cui via abbiamo parlato noncuranti delle critiche che ci sono piovute addosso. Benitez ancora una volta preferisce Gargano a Inler, schiera Mertens dal pirmo minuto e al posto di Britos schiera Ghoulam. Il primo tempo è di marca del Bilbao che pressa, attacca e sfiora il gol in un paio di occasioni. Loro hanno paura, si percepisce sia per strada sia allo stadio. 

All’inizio del secondo tempo gli azzurri vanno in vantaggio con un tiro da Hamsik dal limite dell’area di rigore. Meglio di così la partita non poteva mettersi. Il Napoli, di fatto, non aveva compiuto nulla di concreto per meritare quel vantaggio. I baschi apparivano in difficiltà e tranne un tiro da fuori deviato da Rafael non avevano avuto alcuna reazione. Ci ha pensato il Napoli a regalare loro prima il pareggio e poi il vantaggio. Britos e Maggio confezionavano un errore da terza categoria su calcio d’angolo e poi un’indecisione di Albiol consegnava il vantaggio ai baschi. Di fatto, il Napoli non reagiva. Né prima né dopo il 3-1. Sconfitta ampiamente meritata e figlia di una squadra scesa in campo senza nerbo e con scarsa voglia di lottare. 

A Napoli, ovviamente, è tempo di processi. A De Laurentiis per il mercato che non c’è stato. A Benitez per una squadra che dopo un anno ha ripetuto gli stessi errori. Noi, lo sapete, siamo rafaeliti. Ma è innegabile che il nostro Rafa abbia le sue colpe per non aver saputo trasmettere la sicurezza che un tecnico esperto come lui dovrebbe trasmettere. Il Napoli non ha mai dato l’impressione di essere in partita. E, cosa più grave, ha dato l’idea di perdere senza averci mai creduto davvero. 

A questo punto, una città – che da tempo è oltre l’orlo della crisi di nervi – è in pieno psicodramma. Che, ovviamente, non conduce a nulla. È il tempo in cui tutti devono farsi un esame di coscienza. Il presidente, che è bene cominci a pensare realmente a quali siano le sue reali ambizioni. L’allenatore, che in un anno non è riuscito a trasmettere la mentalità vincente al gruppo. E la squadra. Ci sarebbero anche i tifosi e l’ambiente che però vivono di riflesso e hanno meno responsabilità di altri. 

A Bilbao il Napoli ha dimostrato di non essere maturo, di non avere le phisique du role della grande squadra. Ha dimostrato, ancora una volta, di essere una provinciale. Nulla è perduto, per carità, basta interrogarsi sugli obiettivi futuri e sulle reali ambizioni del progetto. Anche la città dovrebbe darsi una regolata. Ha cominciato a pensare in grande senza confrontarsi con la realtà. Oggi Napoli non è in grado di essere in Champions. E non sappiamo nemmeno se riuscirà ad avere un ruolo da attore protagonista in Europa League. 

Non sappiamo se il giocattolo si è rotto. Anche perché non sappiamo se il giocattolo lo abbiamo mai avuto. Il pallino è nelle mani di Aurelio De Laurentiis, un ottimo piccolo imprenditore che rischia di non toccare palla nel calcio che conta. Dalla serata di Bilbao esce ridimensionato, così come Rafa Benitez, il tecnico che ha vinto una Champions League ma che sarà costretto a entrare in Europa dall’entrata secndaria. Bilbao è un crocevia per Napoli. Può essere uno sprone per guardarsi allo specchio e ripartire; ma può anche essere la tappa del definitivo ridimensionamento. 

A Napoli e ai napoletani farà bene questa sconfitta. Ci siamo raccontati una storia che non esiste. Non abbiamo un posto nell’Europa che conta. Oggi, nel calcio, bisogna attrezzarsi. Ad appuntamenti del genere bisogna arrivare preparati, non con Gargano (sempre tra i meno peggio) nel posto che doveva essere di Mascherano. Napoli non vale Bilbao. È bene che ci riflettiamo, tutti. Le sconfitte possono essere salutari. Fare drammi non serve a niente. Ma occorre capire. E cambiare. Fare chiarezza sul rapporto tra presidente e allenatore è il primo passo. 

Lo diciamo da rafaeliti, il Napoli non finirà con Benitez. Ma bisogna capire che Napoli vuole De Laurentiis. Anche il suo gioco rischia improvvisamente di rivelarsi vecchio e ripetitivo. Il Napoli di Maradona prese slancio dalla sconfitta di Tolosa. Qui, a Bilbao, alle quattro del mattino hanno già ripulito la città.
Massimiliano Gallo

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