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Ho paura

Ho paura

Ho paura.

Ho paura di perdere, proprio domani sera in casa contro l’Athletic Bilbao.

Ho paura che il San Paolo non regga.

Ho paura che la tensione incredibilmente accumulata in questi mesi – se non anni – possa esplodere.

Ho paura dei fischi a fine gara.

Ho paura che in tanti, dopo, penseranno: ma chi ce lo fa fare?

Ho paura che Rafa abbia già deciso.

Ho paura nel vedere come parte di una città non riesca a reggere la tensione né a partecipare a un processo che di negativo ha ben poco.

Ho paura di risvegliarmi dopodomani con niente (calcisticamente) in mano.

Ho paura di una serata in cui avverti quel suono sinistro di sottofondo.

Ho paura che non ci sia più la sintonia dei giorni migliori.

Ho paura che questa gara venga ricordata come Napoli-Spartak Mosca (andate a sentirvi i fischi a fine gara, c’era Diego eh)

Ho paura che sia non impossibile ma molto difficile riuscire a costruire qualcosa a Napoli.

Ho paura perché noi proprio non ce la facciamo a goderci i momenti belli.

Ho paura perché, diciamolo, questo – inteso come ciclo – è il secondo Napoli più forte di sempre, eppure non basta.

Ho paura perché sto leggendo il diario dal passato del Ciuccio. E no, non so se temo un ritorno al nulla. Ma capisco perché è tanto difficile qui.

Ho paura che Higuain, Mertens e Callejon un giorno li rimpiangeremo.

Ho paura perché vorrei che domani fosse una festa, che avessimo lo stato d’animo gioioso e invece no.

Ho paura perché tutto questo lo ha perfettamente compreso il castigliano Benitez.

Ho paura perché loro sono una squadra ostica.

Ho paura perché sono compatti.

Ho paura perché non ce lo ricordiamo più che per vincere bisogna soffrire. Come disse Diego dopo Napoli-Fiorentina: «Nella mia vita non ho mai vinto senza soffrire».

Ho paura perché, invece, noi la vittoria la pretendiamo.

Ho paura di quei terribili silenzi.

Ho paura di quei volti smarriti.

Ho paura perché ora vorrei già essere al San Paolo. In silenzio. Ad aspettare.
Massimiliano Gallo

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