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Scuole calcio, la denuncia di Grava non basta: occorrono norme severe

Scuole calcio, la denuncia di Grava non basta: occorrono norme severe

“Ci sono ceti personaggi di indubbia moralità nel nostro territorio che illudono i giovani calciatori per poi farli cadere in una delusione enorme. Sono venditori di fumo che creano pressioni sulle famiglie e sui ragazzi; mi assumo la responsabilità di quanto dichiaro”. Gianluca Grava, responsabile dei giovani calciatori del Napoli, dal Mattino di Sabato.

Una dichiarazione importante che arriva dal responsabile del settore giovanile del Napoli, la società capofila del calcio in Campania.

Ora di questo importante intervento di Grava bisogna fare tesoro, metterlo a frutto, anche perché dalle prime reazioni già sento puzza di bruciato, e come al solito in Italia si spara nel mucchio, non si fanno nomi e si corre il rischio di fare più danni che fornire contributi alla risoluzione dei problemi.

Chi come me da trent’anni opera nel settore, fondatore e dirigente di una delle scuole calcio più datate in Italia (1983), non accetta la solita generalizzazione che criminalizza di fatto un intero settore che opera un po’ a vista, con regole BEN scritte da chi sovrintende, ma con un’insufficiente controllo sull’operato delle scuole affiliate.

La Figc sgs (settore giovanile e scolastico) detta le regole del movimento, e per aprire o riconfermare l’apertura di una scuola di calcio occorrono una serie di requisiti (chi ha voglia di leggerli sono sono sul sito della Federcalcio-sgs) per selezionare chi va a operare in un ambito delicatissimo quale “la formazione psicofisica e tecnica del giovane calciatore”.

Le norme pongono un’asticella alta, anche se ritengo non abbastanza per un settore cosi importante; come al solito, comunque, i problemi arrivano quando dalla teoria si deve passare alla pratica.

Chi sovrintende, dicevamo, detta le regole ma deve anche far in modo che vengano rispettate, e ciò avviene in parte; una parte insufficiente a frenare una degenerazione del settore, con la presenza di gente non qualificata, incantatori di serpenti, e personaggi senza scrupoli che fanno danni difficilmente riscontrabili sul breve, ma che a medio e lungo termine destabilizzano l’equilibrio psico fisico del giovane in formazione, con risultati riscontrabili quando ormai è troppo tardi.

Perché non c’è sufficiente controllo? Il calcio, inteso come movimento, non investe in maniera adeguata nel settore giovanile e scolastico, si affida a volontari o a professionisti validi ma che hanno mezzi insufficienti e strumenti poco efficaci per poter fare bene il loro lavoro.

Un esempio? I responsabili dell’attività di base delle varie province sono chiamati a controllare le scuole calcio della provincia stessa. Per ottenere un’azione più efficace, invece, basterebbe operare uno scambio interprovinciale di controlli, senza preavviso e con monitoraggi anonimi e a sorpresa. Per far questo, ovviamente, occorrono soldi e il business calcistico li investe per altro, salvo poi lamentarsi che i settori giovanili non producono talenti.

Quindi ritengo, senza incorrere anche io nell’errore di sparare nel mucchio, che il mondo del calcio debba investire nella Figc-Sgs e metterla in condizione di avvalersi di un numero sufficiente di operatori qualificati che sovrintendano a tutta l’attività di base del settore allo scopo di mettere in pratica quanto già sufficientemente previsto dalle norme attuali:

– Istruire e qualificare in maniera rigorosa gli operatori del settore

– Fornire strumenti di studio e approfondimento per chi applica fedelmente le norme federali, creando premi e borse di studio in base alla qualità del lavoro svolto

– Dar vita a un severissimo organo di controllo delle scuole calcio, con denuncia anche penale per chi opera sui minori senza qualifica

– Creare un albo professionale dei docenti di scienze motorie e istruttori di calcio, con norme deontologiche della categoria

– Raggiungere tutte le famiglie, anche attraverso il mondo della scuola, con informative sulla natura dell’attività e l’importanza di scegliere agenzie qualificate alla formazione dei propri figli. Fornire indicazioni sulle quote da applicare per l’attività, secondo quanto viene offerto durante l’anno sportivo, tutelando chi rilascia ricevute, chi si avvale di gente qualificata, chi offre servizi quale la presenza del defibrillatore, chi ha un impianto, creando insomma una sorta di tabella di qualità degli operatori, ponendo di fatto le famiglie di fronte alle loro responsabilità al momento della scelta.

– Sovrintendere alle partite di campionati e tornei con un maggior numero di operatori di controllo, con la facoltà di intervenire, e se il caso interrompere gare in presenza di atteggiamenti in campo e sugli spalti non consoni ai dettami della federazione giovanile e scolastica

– Regolamentare diversamente il passaggio dei tesserati delle scuole calcio in squadre di società professionistiche: attualmente i premi previsti sono troppo alti, e di fatto si crea un circolo vizioso che obbliga le scuole calcio a rilasciare il nulla osta senza nulla a pretendere, altrimenti la società professionistica rinuncia a tesserare l’atleta. Ciò pone sotto ricatto i dirigenti del settore. Abbassare sensibilmente la quota di riconoscimento (premio di preparazione), annullare i nulla osta e accreditare direttamente la piccola somma alla scuola di provenienza. Ciò favorirebbe il passaggio degli atleti alle squadre professionistiche, toglierebbe potere ai faccendieri e fornirebbe un contributo piccolo, ma certo e annuale a chi lavora bene sui ragazzi.

– Istituire norme per l’obbligo della presenza di una percentuale altissima di giovani calciatori nati e residenti in regione nelle squadre di settore giovanile, favorendo la crescita dell’atleta nel proprio ambiente, specialmente se un domani la sua carriera calcistica non decolla, tutelandone in tal modo anche quella più importante, la carriera scolastica.

A corollario di quanto esposto, invito i rappresentanti del mondo del calcio – e penso a dirigenti, tecnici, giornalisti – a dar vita ad azioni efficaci; alle belle parole bisogna far seguire i fatti. Noi che operiamo con i giovani abbiamo bisogno di sostegno, di riferimenti seri, abbiamo necessità di credere in un progetto efficace che qualifichi il nostro lavoro e che, a sua volta, ci richiami alle nostre responsabilità. 

Marcello Giannatiempo docente di Scienze Motorie, istruttore federale, dirigente di Scuola Calcio dal 1983 e organizzatore di eventi sportivi

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