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Benitez, sarà la stagione del lungo addio?

Benitez, sarà la stagione del lungo addio?

“L’estate in grigio del club”: è titolata così l’analisi di Antonio Corbo oggi su Repubblica-Napoli. Un articolo che più o meno ricalca il pensiero di tanti tifosi, che si sofferma sulle esigenze di bilancio come se non fosse esistito il brusco divorzio Conte-Juventus (a meno che non vogliamo credere all’ipotesi di esaurimento nervoso del tecnico, e va detto che Repubblica è l’unico quotidiano italiano che non ci crede), come se Inter, Milan e Roma si stessero contendendo a suon di milioni James Rodriguez. Insomma, la storia che ben conosciamo. 

Ma queste righe non servono solo a contestare la visione novecentesca del calcio, così come la versione di un pubblico piuttosto tiepido e tutti i dubbi che Corbo snocciola. C’è un passaggio dell’analisi del giornalista simbolo del Napoli ai tempi di Maradona che merita una riflessione. Ed è quello relativo al rinnovo del contratto di Rafa Benitez che si appresta a vivere la seconda e fin qui ultima stagione a Napoli. È un aspetto da non sottovalutare. Non ha torto Corbo quando scrive: “Si fa presto a dire: Benitez è diverso da Mazzarri. Giusto, ma i giocatori non sono poeti né orsoline. Come reagiranno se il tecnico avrà la valigia all’uscio? Fa bene, benissimo De Laurentiis quindi a insistere. Benitez può essere il primo acquisto. Altri forse verranno”.

È il tema di questa stagione, non c’è dubbio. Ed è il punto debole di questo Napoli. È vero che ci riempiamo la bocca di parole come professionismo, ma è dura mantenere la concentrazione quando ci si rende conto che un intero staff, a un certo punto della stagione, comincerà a pensare a nuove città, nuove esperienze, nuovi appartamenti da prendere in affitto. È una situazione ampiamente prevista, per carità. Del resto anche le premesse del matrimonio furono piuttosto tiepide: un anno di contratto più opzione per il secondo. Non un’autostrada.

La storia del calcio è ricca di straordinari successi raggiunti con un allenatore a fine corsa. Basti pensare a Jupp Heynckes che ha vinto due Champions, col Real e col Bayern, a scadenza di contratto. Ma il Bayern e il Real non sono il Napoli. E poi, al di là delle possibili vittorie (a Napoli non possiamo certo ragionare in questi termini, la nostra bacheca non ce lo consente), è il progetto in sé che rischia di rimanere una parentesi.

L’avvento di Benitez è stato rivoluzionario per Napoli: per i giocatori, per i tifosi, per i giornalisti, per l’ambiente. Abbiamo vissuto scene paragonabili a “Il medico e lo stregone”, significativo film di Mario Monicelli. Ora magari ne sorridiamo. Quest’anno nessuno più si straccia le vesti perché a Dimaro è comparso il pallone il primo giorno; nessuno strabuzza più gli occhi perché Benitez trascura il fondo; nessuno scrive più che i giocatori si allenano di nascosto per timore di rimanere senza benzina. Qualcuno, invero, ancora scrive che occorre il terzo centrocampista, magari il quinto difensore, meglio ancora se il doppio portiere. Ma tutto non si può ottenere. In generale, possiamo dire che la minestra Benitez è stata più o meno assimilata. Lo stesso Corbo, che lo scorso anno, soprattutto nei mesi iniziali, lo trattò come un alieno (per non dire altro), ora si augura il rinnovo del suo contratto.

A essere sinceri, dovendo scommettere, non punteremmo sul rinnovo di Rafa. Per tante ragioni. Che vanno dalla scarsa appetibilità del campionato italiano, a esigenze personali, al desiderio di tornare in una delle sue due patrie (la Spagna e l’Inghilterra), alla fatica che comporta lavorare a Napoli e con De Laurentiis. Per carità, il Napoli non finirebbe con Benitez. Anche se, almeno per noi, sarebbe una sconfortante battuta d’arresto. E per non gettare il lavoro fatto, De Laurentiis dovrà cercare un altro tecnico dalla mentalità poco italiana.

Stiamo cadendo anche noi nella trappola. Una tagliola che diventerà molto pericolosa in mancanza di risultati. Questo, ne siamo certi, Rafa lo sa benissimo. Alla prima battuta d’arresto si parlerà della mancanza di chiarezza per il futuro. È una strada impervia quella che attende Benitez. Che pure ha, nel giro di dodici mesi, cambiato volto alla squadra e regalato una robustezza che non percepivamo da anni. Se gli ponessimo la domanda, sappiamo già come risponderebbe: occorre echilibrio. 
Massimiliano Gallo

p.s. Due giorni dopo, a Dimaro, in un incontro coi tifosi, Benitez ha dichiarato: “Rinnovo? Parlare all’inizio del futuro mi sembra rischioso. Io darò sempre il 100% per la mia squadra, per la mia società e per questi tifosi. Fino alla fine”. Parole, purtroppo, fin troppo chiare. 

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