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Il bilancio è fantastico e De Laurentiis applica al Napoli il metodo cinepanettone

Ho provato a leggere il Bilancio del Napoli (ecco il link: http://tifosobilanciato.it/2013/01/03/ssc-napoli-bilancio-2012-utile-netto-di-147-milioni/ ), ma da bravo umanista non ho capito nulla. Allora ho chiesto a Giuseppe Pedersoli, commercialista e Napolista della prima ora, di spiegarmi un po’ di cose. Ecco un riassunto della nostra chiacchierata.

S: Peppino, com’è ‘sto bilancio?

P: Fantastico. Lascia perdere il tifo, facciamo finta che non sia il Napoli. Ti dico che questa è una società eccezionale.

S: Sì, ho visto che c’è un attivo di 15 milioni, poi però c’è una cosa che non capisco: che vuol dire “26 milioni di riserve volontarie”? Sono un sacco di soldi…

P: Sono gli utili accumulati nel corso degli anni, che i soci hanno deciso di non distribuire…

S: Cioè avrebbero potuto intascarseli e non lo hanno fatto?

P: Esatto. Li hanno lasciati a bilancio, forse in vista di investimenti, o per ripianare eventuali perdite future.

S: Allora Aurelio De Laurentiis non è un pappone.

P: No. Però tieni conto che il capitale sociale è di 501mila euro, insomma un miliarduccio delle vecchie lire. Ecco quanto ha speso. Tutti gli altri soldi sono frutto della gestione, non sono suoi investimenti.

S: Però ci sono i famosi 30 milioni di euro che Aurelio sborsò per comprare il Napoli.

P: Quelli glieli hanno prestati le banche, lo sai che le banche prestano i soldi solo a chi ce li ha già, e comunque lui li ha restituiti tutti. Debiti non ce ne sono, nel bilancio. Tieni conto che alcune società di calcio sono spesso costrette a ricapitalizzare per ripianare le perdite, nel Napoli non c’è mai stata questa esigenza.

S: Questo è un merito di De Laurentiis, no?

P: Un bilancio così, dimostra che stiamo parlando di un imprenditore intelligente e assennato, non di un dissipatore. E’ una formica, un uomo cauto. Forse troppo.

S: Insomma, non sbaglia chi dice “Auré caccia i soldi”?

P: Invece sbaglia eccome. I soldi mica li deve cacciare. Già ci stanno, c’è un patrimonio netto da 44 milioni, De Laurentiis di suo non dovrebbe tirar fuori un centesimo.

S: Oddio, ma perché non li investe?

P: Per prudenza, immagino. E per mentalità. Noi siamo tifosi e sogniamo Messi, ma a lui chi glielo fa fare? Ha un modello di business che funziona perfettamente. Tu li hai mai visti i cine-panettoni?

S: Ti confesso che non è il mio genere…

P: Io li vedo, mio figlio ne va pazzo. Lì c’è uno schema chiarissimo: una star come De Sica, più una serie di attori minori. Nel Napoli è un po’ lo stesso: il super-pagato Cavani e tanti discreti giocatori. Perché dovrebbe correre rischi imprenditoriali, se ci siamo noi tifosi che continuiamo ad alimentare le casse societarie? Pensa che io sono stato capace di spendere 90 euro per vedere un’amichevole estiva…

S: Non me ne parlare, se riavessi indietro tutti i soldi che ho speso per il Napoli sarei ricco. Però c’è un punto in cui l’imprenditore e il tifoso s’incontrano: è la Champions. Se investi, aumentano le possibilità di arrivare nei primi tre posti, e allora i soldi arrivano eccome, tra diritti Tv, incassi, premi…

P: Sì, ma lui ha voglia di correre questo rischio? Se investe e in Champions non ci va, i costi gli restano sul groppone.

S: Quindi non ti aspetti nulla da questo mercato di gennaio.

P: Qualcosa farà, un po’ sta già facendo. Ma alla fine la gestione è sua, non saremo certo noi a convincerlo. Mi sembra che Aurelio, da buon romano, s’ispiri a quella vecchia frase di Alberto Sordi, “Io so’ io, e voi nun siete un C…”.

S: Quindi andiamo avanti con Calaiò.

P: Già, è un investimento sbagliato, ha più di trent’anni. Ma te lo ripeto, lui punta a una squadra discreta, quell’ingresso in Champions di due anni fa è stato un exploit isolato, non se lo aspettava neanche lui. Le sue ambizioni sono minori.

S: Vabbé, rassegniamoci.

Giuseppe Pedersoli e Giulio Spadetta

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