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La dura vita di noi
napolisti emigranti

Per i napolisti di Roma, la bruciante sconfitta col Parma, che segna il probabile addio alla Champions, incrocia l’attesa incredibile, sintomo di una malattia patologica del tifo calcistico, per il derby che si giocherà il 18 aprile. Da un lato la Roma, fresca del primato in classifica, che vede il profilo dello scudetto stagliarsi dietro il Cupolone. Dall’altro la Lazio del “nostro” Reja (a proposito va sempre in panchina con la sciarpa degli aquilotti, a Napoli non l’ha mai fatto), che deve raggiungere la quota salvezza. Mai come questa volta si prepara una stracittadina storica, destinata a marchiare la vita della Capitale. Già in occasione dell’ultima trasferta partenopea all’Olimpico, il Sabato Santo della prodezza di Hamsik, Max Gallo ha spiegato molto bene cosa rappresentino il calcio e la rivalità tra giallorossi e biancoazzurri per questa città. Ieri sera, per esempio, il popolare laziale Guido De Angelis su un’emittente locale ha detto che battere la Roma in corsa per lo scudetto sarebbe più bello che fare l’amore con una donna. Sull’altra sponda, i romanisti gonfiano il petto e fanno gli sboroni pregustando il trionfo. Domenica scorsa, dopo la vittoria con l’Atalanta che ha significato il primo posto, Testaccio è rimasta subito intasata dai cortei di auto. Una tragedia per chi non è giallorosso. I più pessimisti tra i laziali paventano già il disastro: almeno sei mesi di festa perpetua, con conseguenze catastrofiche sulla qualità della vita. Ma non ne scriviamo solo per questa ragione pratica. C’è anche una questione morale che vorremmo tenessero presente il presidente De Laurentiis, l’allenatore Mazzarri e tutti i giocatori. La resurrezione del Napoli dopo gli anni bui del fallimento ci ha consentito di rialzare la testa, di parlare di calcio in posti di lavoro dove la maggioranza dei colleghi tiene per altre squadre. Il Napoli di nuovo tra le grandi del pallone è motivo di orgoglio non solo per chi è rimasto giù, senza emigrare. Anzi. Del resto, lo stesso presidente ha più volte ricordato che gli azzurri vantano milioni di tifosi nel mondo. Ecco. Purtroppo la sconfitta col Parma ci ha ributtato nell’angolo. Io e Max abbiamo seguito la partita contro i gialloblù in redazione. Al tre a due sono uscito dalla stanza e ho visto i volti più che sorridenti dei colleghi. Ho chinato il capo e sono rimasto zitto. Silenzio, triste silenzio. E adesso la settimana di passione che precede il derby, senza poter dire nulla. Il quarto posto, ossia la Champions, avrebbe spinto i più coraggiosi tra di noi a colorare d’azzurro qualche finestra o balcone. Invece, ci tocca resistere, resistere, resistere. In attesa della tragedia. Lazio permettendo. Forza Reja, fallo anche per noi. Fabrizio d’Esposito

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